I MIEI SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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UNA DONNA DIVERSA Baltimora è sempre sullo sfondo come in tutti i libri di Anne Tyler. UNA DONNA DIVERSA è di Anne Tyler |
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Vivere una vita tranquilla e serena, in apparenza, ma, dentro, desiderare una vita diversa
da quella vissuta e diversa anche da quella della propria madre. |
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Mavis Gallant è soprattutto scrittrice di racconti, è nata a Montreal, vive a Parigi e
scrive in inglese. Così a trent 'anni abbandona il lavoro sicuro di giornalista e decide che
o sarebbe riuscita a vivere della scrittura o avrebbe bruciato tutto ciò che aveva
prodotto fino a quel momento. 'La moglie mussulmana ', storia di Jack e Netta che gestiscono un albergo
sulla Costa Azzurra, i due si conoscono fin dall'infanzia. 'L'estate di uno scapolo ' è l'ultimo dei quattro racconti: un
quarantacinquenne inglese vive presso la casa di due zitelle sue connazionali e vede la
sua esistenza abitudinaria stravolta dal passaggio della rumorosa famiglia della sorella. |
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La scrittrice irlandese Maeve Brennan è nata a Dublino nel 1917, si è trasferita
durante ladolescenza in America, a Washington, per seguire il padre, ambasciatore
della repubblica irlandese. La giovane Anastasia, dopo la morte della madre, a vent'anni, lascia Parigi in cui è
vissuta e decide di recarsi a Dublino dove vive la vecchia nonna e dove lei aveva
trascorso l'infanzia. ''C'è una terra felice molto lontano da qui dove mangiano pernice tre
volte al dì. Oh, che terra felice è mai quella
'. |
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CLARICE LISPECTOR è nata in Ucraina nel 1925 da una famiglia ebrea. All'età di due anni, la famiglia si trasferisce in Brasile dove vive fino
a che, sposato un diplomatico brasiliano, passa 15 anni della sua vita in Europa e negli
Stati Uniti. Per lei la scrittura è passione e vocazione: "Da quando avevo sette
anni mi sono addestrata per avere un giorno la lingua in mio potere. 'Come oso vivere ' è il pensiero che accompagna Virginia che scopre la sua
anima e ce la mostra rendendoci partecipi fino in fondo della sua struggente difficoltà a
vivere. IL SEGRETO è di Clarice Lispector |
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Da parecchio tempo non mi succedeva di interrompere, volutamente, a più
riprese, la lettura di un libro, per non finirlo ed essere costretta ad
uscire, all'improvviso, da una situazione molto piacevole e coinvolgente. |
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LA TREDICESIMA STORIA
La Tredicesima storia è il primo romanzo di Diane Setterfield e mi ha catturato completamente facendomi entrare, pagina dopo pagina, nella vita di due donne molto diverse tra loro, ma straordinariamente unite da un segreto che le avvicina. E' nel racconto della storia personale, contorta e complicata, di una di loro, che viene riconosciuto e portato alla luce, il dolore segreto dell'altra. Margaret Lea lavora con il padre nella libreria antiquaria di famiglia: una vita, la sua, tranquilla , tra i volumi raccolti pazientemente negli anni "... Conosco il negozio come si conoscono i luoghi dell'infanzia... i clienti sono brave persone , tranquille e garbate come gli stessi libri. Ma il più delle volte siamo solo io, papà e i libri. Il negozio è la mia casa e il mio lavoro... la mia vita... Non sono una biografa vera e propria , è per il mio piacere personale che ho scritto brevi studi bibliografici. Il mio interesse è stato scrivere biografie di chi ha gareggiato senza classificarsi, persone che hanno vissuto all'ombra del successo... mi piace dissotterrare vite sepolte per un secolo e più in diari mai aperti o negli scaffali di un archivio... ho un esiguo numero di pubblicazioni al mio attivo, qualche saggio...". E' proprio grazie alla pubblicazione dei suoi saggi che una scrittrice affermata:Vida Winter, decide di farne la propria biografa , contattandola con una lettera enigmatica che cattura la curiosità di Margaret. "L'ora è giunta. Venga lunedì con il treno delle quattro e mezzo". Il loro sarà l'incontro di due anime tormentate che, a vicenda, arriveranno a verità, prima di allora, inconfessate anche a se stesse. Margaret aiuterà Vida a scrivere la sua Tredicesima storia e la scrittrice aiuterà la giovane donna a incontrarsi con il proprio dolore inconfessato per anni. E' sicuramente una grossa storia avvincente che mi ha coinvolto fino alla fine perchè è proprio alla fine che ci incontriamo con la verità: verità che una volta svelata riappacifica gli animi,ma per arrivare a questo il cammino da seguire parte dal passato, un passato fatto di ricordi pesanti,dolorosi, trame segrete difficili da svelare, tragedie e scomparse. Sullo sfondo il verde cupo e la nebbia dello Yorkshire dove si apre la porta di un’antica residenza . LA TREDICESIMA STORIA è di Diane Setterfield |
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" No, nessuna nostalgia dell'infanzia. In tutti questi anni non ho mai vagheggiato un paradiso perduto, ma un paradiso da trovare: altrove, in attesa. Un paradiso già dentro di me, sepolto ". Inizia così Variazioni selvagge di Hélène Grimaud, giovane e affermata pianista francese che ci regala oltre alla sua musica, la sua storia. A vent'anni, nel pieno del successo, lascia la Francia in cui è sempre vissuta, e si trasferisce a New York , territorio sconosciuto, che, per uno strano gioco di incontri, diventa il luogo dove le è possibile trovare, finalmente, se stessa e riunirsi a quella parte di se più autentica ed istintiva. Una storia di vita, la sua, molto particolare e chi di noi ha letto ed amato " Donne che corrono coi lupi "di Clarissa Pinkola Estes, prova , tra queste pagine, la sensazione che ' il ritorno a casa ' per chi è in cammino, è davvero possibile. Hélène vive in America per tre lunghi anni e qui trova il "... paradiso sepolto dentro di se". Nel suo caso, i lupi di Pinkola Estes, non sono solo rappresentativi della realtà istintuale , ma sono lupi reali per i quali decide di aprire un centro di raccolta, tutela e difesa. Dopo questi tre anni vissuti nella natura , coi lupi, Hélène decide di ritornare in Francia e di riprendere , più viva e completa di prima, i suoi concerti . Di lei ho tracciato un profilo nello spazio Tra donne http://www.albumdiadele.it/cammino/grimaud.htm, VARIAZIONI SELVAGGE è di Hélène Grimaud |
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UN GIORNO DI GLORIA PER MISS PETTIGREW Un piccolo libro molto piacevole da leggere. Tutto si svolge in una giornata: miss Pettigrew entra nella casa di miss La Fosse vestita con un vecchio cappotto, quasi logoro, di un indefinito colore marrone, un po' piegata su se stessa per le preoccupazioni di una vita, la sua, che se non troverà un lavoro, prenderà una svolta drammatica. Winifred Watson è l'autrice di questo libro che uscì per la prima volta nel 1938 con grande successo di pubblico e di critica. '... è un elogio alle opportunità che la vita a volte stranamente riserva. UN GIORNO DI GLORIA PER MISS PETTIGREW è di Winifred Watson |
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Ho appena finito di leggere questo libro, lo chiudo e
l'immagine che ho davanti è quella di Pilar,
protagonista del film "TI DO I MIEI OCCHI".
Sì, molte muoiono.
Prima del cancro, degli incidenti stradali e della guerra, ad
uccidere le donne nel mondo , o a causarne l'invalidità
permanente è la violenza subita dall'uomo. '... Alcune ce la fanno, qualche altra trova nell' accettazione del male , le risorse per dire, per fare quel che altrimenti non avrebbe potuto. Grandissimi talenti sono sbocciati da uno sfregio. Altrettanto grandi sono stati spenti. Per mille che non hanno nome una cambia il corso della storia. Sono alla fine gesti ordinari. Chiunque può capirlo misurandolo su di se. Sono esercizi di resistenza al dolore' Seguire le scie dolorose e luminose ci aiuterà a capire: '...da dove cominciare a rispondere alla domanda : come mai è ancora possibile sopportare tutto questo?Cosa inchioda ancora le donne al dovere o al desiderio di sopportare ? Cosa passa dalla mente e dal cuore delle donne che portano, per tutti, il peso della violenza?' Concita De Gregorio delinea storie di donne con una loro vita artistica ben definita : Dora Maar è pittrice ed è stata la compagna di Picasso per molti anni, Lee Miller è fotografa , Artemisia Gentileschi è pittrice, Louse Bourgeois è scultrice, Sophie Calle è fotografa E storie di donne qualunque. Una sola di queste storie di violenza conduce alla morte: l'omicidio di Marie Trintignan per mano del suo compagno. Entrare in queste storie, facendole nostre, ci aiuta a capire che : ' Malamore è l'amore cattivo che tu credi di governare ed invece ti uccide...Il malamore è gramigna , cresce nei vasi dei nostri balconi. Sradicarlo costa più che tenerselo. Dargli acqua ogni giorno, alzare l'asticella della resistenza al dolore è una folle tentazione che può costare la vita.'
MALAMORE è di Concita De Gregorio |
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Siamo a Baltimora. Per chi conosce e ama Anne Tyler questa è la costante in tutti i suoi libri e, molto probabilmente, è per questo motivo che ogni volta che inizio un suo romanzo mi sembra sempre di tornare a casa, in un luogo che ormai conosco bene e mi è familiare. Ci troviamo all'aeroporto di Baltimora, è sera,nella sala d'aspetto ci sono due nuclei famigliari in attesa, c'è tensione ed emozione, stanno aspettando l'arrivo dalla Corea delle figlie adottive. Sono la famiglia dei Donaldson, Brad e Bitsy e dei Yazdan, Ziba e Samy, una è americana e l'altra di origine iraniana e americana di prima generazione. Brad e Bitsy sono ambientalisti, Bitsy insegna yoga ed è vegetariana, scrive poesie, è un'alternativa ed ha un atteggiamento molto aperto. Viba e Samy cambiano immediatamente il nome della bimba in Susan, per loro, che all'inizio hanno avuto problemi di integrazione, è importante che la figlia non abbia fin da subito alcuna difficoltà. Le due famiglie inizieranno a frequentarsi sempre più spesso diventando molto amiche. La Tyler è veramente molto brava nel descrivere tutte le dinamiche diverse interne alle due famiglie riuscendo a cogliere con delicatezza e, in certi momenti, con sottile umorismo, le contraddizioni che le muovono, ma anche i legami di affetto e amore profondo e sincero che col tempo si instaurano tra le persone . E' possibile, se davvero ci teniamo, cercare le cose che uniscono le persone pur nelle loro tante diversità, se lo si vuole, se lo si ritiene importante, ed è sicuramente importante per poter camminare insieme. |
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Il viaggio verso casa che ci racconta Catherine Dunne è quello di Beth, una giovane donna che vive e lavora a Londra, è separata da alcuni anni ed ha una figlia adolescente, Laura, che vive con lei. Ha tante cose da organizzare prima della partenza, tanti appuntamenti da disdire, la figlia ha bisogno di lei, è solo una ragazzina, non può mollare tutto e partire, ha bisogno di tempo. Ora è tornata nella sua vecchia casa e si trova di fronte alle sue paure, vecchie e nuove, mai confessate nemmeno a se stessa. Vorrebbe fuggire da quella stanza, da quella casa, poi lentamente ritorna vicino al letto e prende tra le sue la mano magra e sottile della madre ormai priva di conoscenza. E' il viaggio dentro se stessa nel tentativo di ritessere le trame di rapporti interrotti, con la madre e con il fratello, per ricucire vecchie ferite mai rimarginate e per riscoprire parti di se ancora sconosciute. Questo è un libro che rimane addosso, una volta chiuso, continua il suo cammino dentro di noi. Riguarda e tocca temi molto coinvolgenti emotivamente ed è per questo che, una volta chiuso il libro, noi iniziamo o continuiamo il nostro personale viaggio verso casa. |
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Lascio a malincuore la famiglia degli Emerson, chiudo il libro e il portone della vecchia casa. Lei, Pamela Emerson, la madre sempre elegante, con il filo di perle sul completo color pastello, anche per fare colazione al mattino, guarda i figli e i nipoti sparsi per la stanza, mentre Elisabeth è in cucina che allatta la figlia senza dimenticarsi di controllare l'arrosto nel forno e le patate sul fuoco per la cena che li vedrà tutti intorno al tavolo. Elisabeth non apparteneva alla famiglia, all'inizio, da giovane aveva lasciato la propria, il padre, rigoroso pastore battista, la madre, sempre attiva nel prendersi cura degli altri e la sorella più giovane appena sposata, per cercare, altrove, lontano da quell'ambiente conformista che le stava troppo stretto, un lavoretto con cui mantenersi agli studi. La signora Emerson, da quando è rimasta vedova vive sola e si muove nelle stanze silenziose piene di orologi che il marito amava collezionare. A poco a poco, con i suoi modi diretti, la sua sincerità, gli atteggiamenti spesso bruschi dettati dal desiderio di poter essere sempre se stessa senza condizionamenti esterni, Elisabeth diventa indispensabile alla famiglia ed alla casa, lì si sente in pace, ha un ruolo preciso in cui si riconosce. Ho scelto questo romanzo di Anne Tyler per l'estate e mai scelta fu più azzeccata, amo questa scrittrice ed il suo modo leggero di tratteggiare i personaggi e di farci entrare nelle loro vite, con umorismo e sentimento e mi ha molto aiutata a superare giornate di calura esagerata in città. Tempo fa mi è capitato di leggere un'intervista fatta allo scrittore inglese Nick Hornby che parlando di un romanzo di Anne Tyler scrive: “… Questo libro mi ha cambiato la
vita: non sapevo che i romanzi potessero essere così caldi, saggi e
accattivanti finché non l'ho letto. E da allora cerco, senza
riuscirci, di scuotermi di dosso Anne Tyler” Ragazza in un giardino è di Anne Tyler |
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E' la bellissima autobiografia, divisa in tre volumi, della scrittrice neozelandese, Janet Frame, che noi troviamo racchiusa in un unico volume, e che ci porta a conoscere la vita, intensa e piena di emozioni, a volte laceranti per la loro forza, di una donna che, grazie alla scrittura, è riuscita a salvarsi. Nel libro Janet ci accompagna nella sua infanzia e ci fa conoscere la sua terra verdissima e la famiglia dove lei è, fin da subito, bambina diversa, solitaria e introversa che tende ad isolarsi, trovando grande conforto solo nella lettura e nella scrittura. Entriamo con lei nell'inferno: ”mi trovai ad assumere la parte a cui più ero abituata, quella della persona passiva la cui vita viene pianificata per lei mentre lei, per paura di essere punita o di suscitare reazioni, non osa rifiutare”. Janet può lasciare l'ospedale. La libertà. Con lei conosciamo luoghi meravigliosi, pieni di sole e di vita: il suo periodo di mezzo, vissuto viaggiando in terre diverse. Fino a che Janet sente di aver finalmente trovato ‘la sua casa'. Il ritorno nella terra amata, dopo anni di lontananza ci riporta nella Nova Zelanda che diventa il luogo dove continuerà a scrivere fino alla fine dei suoi giorni. Considerata la più grande narratrice neozelandese dopo Katherine Mansfield, Janet Frame ha scritto undici romanzi, cinque raccolte di racconti, poesie e diversi libri per bambini. In Italia sono usciti i seguenti libri della scrittrici: Un angelo alla mia tavola. Autobiografia (trad. di Lidia Conetti Zazo, Einaudi, 1999), la celebre autobiografia in tre parti dalla quale Jane Campion ha tratto l'omonimo film; La laguna e altre storie (trad. di Antonella Sarti, Fazi, 1998); Gridano i gufi (trad. di Laura Noulian, Guanda, 1994); Giardini profumati per i ciechi (trad. di Monica Pavani, Guanda, 1997); Cuor di formica (trad. di Marina Baruffaldi, Mondadori ragazzi, 2001). Ho tracciato il profilo completo di questa grande donna e scrittrice nella pagina del mio sito "Tra donne". |
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Distruzione del padre Ricostruzione del padre Scritti e interviste 1923-2000 Questo libro riunisce la maggior parte degli scritti di Louise Bourgeois sulla propria vita e sul proprio lavoro. L'artista nata a Parigi nel 1911 è quasi centenaria. Ha sempre accompagnato le sue sculture e tutta la sua produzione artistica con la scrittura. La distruzione del padre è il titolo di un opera di Louise Bourgeois del 1974. Un´opera che lei stessa definisce «molto cruenta», un gesto di "rivolta" contro chi ama di più. Vi campeggiano il tavolo da pranzo e il letto. Il letto dove si è nati, dove si muore. E il tavolo dove i genitori tormentano i figli perché mangino. Finché i figli si arrabbiano, prendono il padre, lo stendono sulla tavola, lo spezzano, lo smembrano, lo divorano. Mentre Ricostruzione del padre non è un'altra opera di Louise, ma è stata sicuramente la tensione personale di tutta la sua arte e di tutto il suo impegno artistico. E' nell'infanzia che Louise individua i traumi che l'hanno segnata ed è proprio per esorcizzarli che lavorerà incessantemente per tutta la sua vita. La distruzione e ricostruzione del padre è per lei vitale per liberarsi dal proprio trauma. Ho tracciato il profilo completo di questa grande artista nella pagina del mio sito "Tra donne" |
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Non ho mai letto libri di racconti perché mi piace immergermi completamente in una storia ed il romanzo risponde alla mia voglia di conoscere lentamente, pagina dopo pagina , i personaggi, i luoghi, le atmosfere, di restare con la mente nella storia per giorni, di interrompere, volutamente la lettura, quando sono molto coinvolta, per prolungarla. Poi ho deciso di provare: Nemico, Amico, Amante, è il primo libro che ho letto della Munro e credo proprio che ora mi rifarò del tempo perduto, perché sono stata piacevolmente sorpresa e coinvolta dalle sue ‘piccole' storie di donne, famiglie, coppie che si muovono nei paesaggi a lei cari del Canada, la natura selvaggia del Nord Ovest in cui lei è nata, vissuta e continua a vivere. Protagoniste di tutti i racconti sono donne, gli uomini sono parte delle loro vite, splendide donne, forti e fragili insieme, giovani e vecchie, insicure, piene di certezze, piene di amore o senza amore, sane o ammalate, madri, zie, amanti, mogli, sorelle che si muovono nella quotidianità dei loro rapporti, nei vari e diversi momenti della vita. La sua è una scrittura descrittiva, una scrittura visiva, molto ricca, piena di cose, densa, si passa dal presente al passato, improvvisamente, perché è ciò che c'è sotto la superficie che cattura e coinvolge la Munro: questo lei vuole portare alla luce, facendolo emergere a poco a poco. Mi sono ritrovata a sorridere e provare sorpresa per questo, stupita e colpita davanti ad una nuova verità così inattesa, capace di stravolgere, in alcuni racconti, la vita dei personaggi. Vite del tutto normali, piccole vite, senza nulla di eclatante, gioie, dolori, sofferenze, ma la Munro in pochi tratti riesce a delineare i personaggi, i caratteri, situazioni e soprattutto stati d'animo particolari e complessi, li illumina in pochi tratti, precisi e attenti. Lo fa con Johanna, protagonista del primo racconto, con Jinny, con la zia Alfrida, con Nina, con Lorna, con Meriel, Chrissy e Fiona, l'ultima donna di cui facciamo la conoscenza. Poi, lentamente, giorno dopo giorno, Fiona, nel vivere quotidiano, ha momenti di distacco dalla realtà, qualcosa di terribile le sta succedendo: dimentica le cose, non ricorda la posizione degli oggetti, confonde i gesti che prima le erano familiari. La realtà le sta svanendo sotto gli occhi. Fiona e Grant non si potranno vedere, lui sarà costretto a stare lontano da lei nella grande casa avvolta nel silenzio prima, tanto amato, ed ora sentito come incombente e pesante. Con delicatezza e profondità la Munro ci fa entrare nei sentimenti e nelle emozioni dei due personaggi, ogni riga porta con sè il mondo intero, in questo racconto e in tutti gli altri, è questa la grande capacità della scrittrice così attenta ai moti dell'anima, alla natura, ai colori, che ci porta con sé, pagina dopo pagina, fino a rendermi difficile chiudere il libro. Una doppia piacevole scoperta, quella che ho fatto: Alice Munro, grande scrittrice che, fin dal primo incontro, è riuscita a farsi amare e a farmi scoprire e amare i racconti. Per un profilo della scrittrice Tra donne |
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Etelka e Iza sono madre e figlia e questa è la loro storia, una storia triste, molto triste, che non mi ha lasciato indifferente, impossibile, e mi ha toccato nel profondo dall'inizio alla fine. La vecchiaia, il rapporto filiale con genitori anziani, la morte, ci vengono incontro nella narrazione e ci ritroviamo nelle paure, nelle insicurezze, nelle difficoltà e nel disorientamento che rompe equilibri, spesso fragili, conquistati a fatica negli anni e difesi strenuamente, con forza e dedizione. Mi ritrovo, a momenti, vicino ad Iza, capisco le sue preoccupazioni quotidiane vissute da lontano, lei ora è medico, ha lasciato la casa dei suoi e vive e lavora a Pest. E' una giovane donna seria, precisa,bella, intelligente,generosa, molto rispettata sul lavoro per queste sue qualità riconosciute da tutti. E' molto rigorosa e controllata, nella sua vita, nei suoi rapporti e con i suoi genitori. Iza sarà al suo fianco, sempre: piccola bambina che lo tiene per mano e cammina a testa alta per la strada principale del paese in cui vivono,orgogliosa, in difesa, come un soldato,di questo padre umile e buono che solo dopo grandi difficoltà riuscirà a realizzare il suo sogno: “un'abitazione singola tutta per loro.. . ” Lei, più avanti negli anni, non potrà andare all'università, a differenza di tutti i suoi compagni di studi, potrà farlo solo quando il padre verrà riabilitato, dopo ventitre lunghi anni, e da quel momento nessuno riuscirà più a fermarla: è diventata forte nel frattempo e vuole esserlo per tutti. Nulla potrà più ferire lei e le persone che ama. Poi Vince si ammala gravemente e muore nell'ospedale in cui viene ricoverato per le ultime cure. Ora le rimane Etelka, la vecchia madre, donna fragile, semplice, che ama le tradizioni e con Vince sembra perdere tutto, anche i suoi confini, ma Iza si prenderà cura di lei, Iza penserà a tutto, Iza le sarà sempre vicino, perche Iza è buona con lei e fa tutto con amore. E così avviene, dopo il funerale Etelka non dovrà neppure tornare nella vecchia casa, troppo triste, ora, per lei. La donna pensa che le restano molte altre cose da fare per Iza, mentre lei è al lavoro, può prepararle buone cenette, alla sera, farle trovare una casa sempre pulita, dei fiori, farle il suo caffè, e poi possono conversare, dopo un buon bagno profumato e poi sedersi a chiacchierare insieme. Ma troppo presto Etelka si accorgerà che tutto quello che aveva sognato ed immaginato per la sua nuova vita in città insieme alla figlia non si avvererà mai. E qui a Pest anche Iza incontra sua madre: “ Amava la madre tanto quanto suo padre, ma la amava in maniera diversa e per altre ragioni. Erano sette anni che non abitava più nella loro casa, nemmeno come ospite di passaggio…solo a Pest s'era accorta che sua madre era effettivamente diventata una persona anziana . S'era resa conto di aver serbato il ricordo di sua madre giovane: dal passato la salutava una creatura simpaticamente sventata, un po' timida, allegra, coraggiosa, discreta, il suo amabile disordine era compensato da una dolce freschezza di spirito e da un indefinibile talento di rendere la casa un vero focolare domestico. ...Le sarebbe piaciuto ritrovare quella casa intorno a sé, sentirsi avvolta dalla felice armonia di quegli anni lontani, ma ora, si era resa conto che era una speranza vana. Inutile cercare perifrasi meno crude: la presenza della vecchia la innervosiva.” Questo momento di ‘verità' nella vita di ciascuno è sicuramente il più sconcertante e doloroso, quello che più ci destabilizza e ci manda in crisi, si soffre, ci si colpevolizza e poi, lentamente si cerca, sia pure con fatica, di trovare una via comune da percorrere insieme tra mille e mille difficoltà. Ha preferito non guardare. Lentamente, giorno dopo giorno, Etelka comincerà a chiudersi sempre più in se stessa arrivando a domandarsi se “ …. fosse morta anche lei e semplicemente non se ne fosse accorta? Possibile che una persona morisse prima di rendersene conto? ”. Anche fisicamente, cercherà di non lasciare più la sua stanza che è diventata l'unico spazio in cui poter stare tra le poche cose portate da casa e tra i suoi ricordi del passato. Rivede la sua vita, le persone che più ha amato, i luoghi in cui è vissuta, e rivive con la memoria i momenti più importanti, con Iza non poteva parlarne, mai. Per i vecchi il passato è importante e, come dice proprio nelle pagine finali del libro, Lidia, la nuova compagna di Antal che è stato marito di Iza e che ha molto amato, di vero amore filiale Etelka e Vince: ”Povera infelice (riferendosi a Iza ), crede che il passato dei vecchi sia ostile, non si è accorta che è invece la misura per spiegare e capire il presente.” Elteka lascerà la sua camera solo per ritornare al paese alla cerimonia per la lapide nuova da mettere alla tomba del marito, una lapide che ha scelto lei con molta cura e che alla fine si accorgerà essere troppo pretenziosa ed esagerata per Vince. E si sente sola, veramente sola. Anche Iza, davanti alla finestra della camera d'albergo guarda i tetti delle case del paese in cui è vissuta e, per la prima volta, chiama, invoca, dentro di sé: ”Mamma e papà“, ma il suo grido resta senza risposta e per la prima volta si sente, ed è, veramente sola. Forse, col tempo, superato lo smarrimento iniziale, potrà prendere per mano la bambina che non si è mai permessa di essere e continuare il cammino con lei. Come ho già scritto mi è difficile lasciare questo libro in cui mi sono lasciata trasportare pur nella sofferenza che ho provato in molte pagine in cui mi sono, a momenti, ritrovata , riconosciuta e in altri allontanata da Iza . La scrittrice è nata in Ungheria nel 1917 ed è morta, molto anziana nella sua casa di Debrecen, recentemente, all'età di novant'anni,si è spenta serenamente mentre leggeva, il 20 novembre del 2007. “La ballata di Iza” è di Magda Szabò Qui riporto un articolo pubblicato sull'Unità il giorno dopo la morte di Magda Szabò di Maria Serena Palieri Se la volontà espressa in vita da Magda Szabó verrà eseguita, nella cripta di famiglia, in un prossimo futuro, saranno in tre: lei, regina della letteratura ungherese, insieme com'è naturale con suo marito, ma, e questo è meno ovvio, anche con Emerenc, la cameriera che li servì per molti anni. Magda Szabó, autrice di tre romanzi tradotti in Italia, altrettanti capolavori, L'altra Esther, La porta e La ballata di Iza (il primo pubblicato da Feltrinelli negli anni Sessanta, gli altri due da Einaudi negli ultimi due anni), è morta lunedì sera nella sua casa di Debrecen, la città dov'era nata: aveva novant'anni, compiuti il cinque ottobre. Ad aprile 2005, quando la incontrammo nelle stanze della romana Accademia d'Ungheria - una signora cauta nel muoversi per via dell'età già avanzatissima, ma con gli occhi verdi scintillanti su un'epidermide di camelia - ci svelò, appunto, che la giustizia che pensava di rendere post mortem a Emerenc, la domestica che aveva reso protagonista della Porta, a quella Madre Coraggio dalla forza mitologica, era di farla riposare nella sua tomba, accanto a lei, alla pari col suo coniuge. «Io sono stata dilaniata tra due bisogni d'amore, quello di mio marito e il suo. Il dramma è che le nostre vite erano asimmetriche, io avevo uno sposo e la carriera, lei solo me» ci spiegò con un sorriso. La porta, uscito in Ungheria nel 1987, costituisce la vetta dell'arte di Magda Szabó: racconta appunto la passione materna assoluta, ma non cieca, anzi supremamente vigile, che una donna di servizio, Emerenc, nutre per la sua padrona. E, di converso, il sentimento con cui la padrona la ricambia e il «tradimento» con cui la ripaga alla fine. Dentro, la vicenda di Emerenc, la povera ungherese che ha vissuto ogni tragedia, s'è vista morire sotto gli occhi due fratellini gemelli carbonizzati dal fulmine e sua madre suicida in un pozzo, durante la guerra ha salvato chiunque le capitasse, ebrei e partigiani, russi e Ss, ha amato un seguace di Imre Nagy costretto all'esilio, ha trovato l'unico affetto che le rimanesse, un gatto, strangolato col fil di ferro da un vicino. I fatti, spiegava Szabó, erano tutti veri. Ma il suo magistero narrativo era consistito nel rendere questa passione tra padrona e serva, senza alcun doppiofondo omoerotico né crudeltà alla Genet o alla Losey, nella sua unicità, credibile. E nel metterla in scena intorno a quella «porta», il soglio della casa di Emerenc, oltre il quale si cela un «segreto» superbamente pudico. Magda Szabò nasce nell'anno e nei giorni della Rivoluzione russa da un padre protestante e una madre cattolica, nella città che ospita la comunità calvinista più folta d'Ungheria, Debrecen appunto: è di famiglia altoborghese, ceppo di grand commis, e questo, a sovietizzazione dell'Ungheria avvenuta, le verrà fatto pagare. Si laurea in lettere classiche (con una tesi sulla cura della bellezza femminile nell'età romana), si sposa con un collega, s'affaccia con successo di critica alla platea ungherese dopo la guerra, poi per un decennio, per quell'ostilità politica, torna in ombra. Dopo il ‘56, negli anni della relativa liberalizzazione, le porte le si riaprono: viene insignita nel ‘59 del premio Attila Jozsef, nel ‘78 del maggiore riconoscimento ungherese, il Lajos Kossuth. Scrive romanzi, libri per ragazzi e sceneggiature. Negli Stati Uniti le conferiscono il Betz Corporation, in Francia il Prix Fémina. Da noi segue il destino di tutti gli ungheresi che, dopo l'inondazione di romanzi degli anni Trenta e Quaranta, per riaffacciarsi dovranno aspettare il Nobel a Imre Kertesz: è un one shot, un colpo singolo e senza conseguenze, la pubblicazione nei primi Sessanta, a opera appunto di Feltrinelli, dell'Altra Esther , mentre dal 2005, con La porta , appaiono un antico titolo, La ballata di Iza , e, per le edizioni L'Anfora, due storie per adolescenti, Abigail e La fata Lala . A dicembre 2005 ottiene il premio Mondello ma, colpita da ischemia, non può presenziare a Palermo. L'altra Esther racconta di una bambina povera e brutta che investe di un odio appassionato la compagna dal nome d'angelo, buona, bellissima e ricca, e che, da questa passione malefica, trae linfa per diventare una straordinaria attrice. La ballata di Iza narra, invece, di una figlia che, quando muore il padre, con efficienza in apparenza amorevole s'impossessa della madre, la espianta dal villaggio, la porta in città e lì, con la sua algida premura, la conduce alla morte. Sono storie leggibili, sì, anche, in chiave metaforica: Iza non è forse simile a un regime che pone la sua tutela onnivora sugli individui? Sono storie le cui radici s'innervano nell'esperienza della spoliazione e della povertà vissuta nell'infanzia dall'autrice, «aristocratica in un paese socialista». Ma sono narrazioni di cui noi lettori seguiamo soprattutto famelici e incantati l'evoluzione, dentro i labirinti foschi delle anime dei personaggi. Magda Szabó, con un'altra grande dama della narrativa del secondo Novecento, Doris Lessing, ha condiviso questo: scovare la passione, e raccontarla, lì dove l'occhio comune non sa riconoscerla. Come quella tra lei e la sua serva, appunto. La domestica, ha scritto, quando la vedeva con un libro in grembo guardare il cielo oltre la finestra la sgridava perché «perdeva tempo». Lei, la regina ungherese delle lettere, è morta leggendo: come in un ultimo battibecco con la Emerenc che aveva reso protagonista di un romanzo capolavoro. 21 novembre 2007 pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 25) nella sezione " Cultura " |
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Qualche anno fa ho deciso di fare una coperta patchwork utilizzando i miei vecchi maglioni e, vista la difficoltà che ho a disfarmi delle mie cose, ne avevo anche di molto vecchi, tutti fatti a mano da mia madre, la maggior parte, e da me, nel corso degli anni. Il libro di Concita De Gregorio ha avuto su di me lo stesso effetto avvolgente e rasserenante della mia coperta patchwork, pieno com'è di calore e colore. È un libro che ritempra e aiuta a fermarsi per ritrovare quegli spazi protetti nella memoria, quegli angoli di passato custoditi negli anni, mai dimenticati, in cui ritrovare visi e risentire voci che ci erano familiari e care. Mia madre è morta due mesi fa e tutto intorno a me racconta di lei, la mia coperta colorata e la mia casa sono piene dei suoi lavori cuciti pazientemente negli anni Mia madre ha sempre vissuto in casa sua con mio fratello che con me l'ha seguita negli ultimi anni in cui le difficoltà fisiche si sono fatte sentire, non ha avuto un lungo periodo di malattia grave, è stata in ospedale una decina di giorni per il progressivo aggravamento di disturbi suoi, peggiorati repentinamente . Prima che tutto questo succedesse con la velocità sorprendente con cui gli eventi di questo tipo si susseguono mi capitava spesso, vista l'età di mia madre, di pensare quasi con terrore, a questo momento. Pensavo che non sarei stata in grado di accompagnarla con la serenità necessaria nel suo ultimo cammino. Così è la vita che ho cominciato a leggere poco prima di Natale, circa un mese dalla morte di mia madre, mi ha riportato le riflessioni che giorno dopo giorno mi hanno accompagnato e mi stanno tutt'ora accompagnando in questo particolare periodo. Perché Concita De Gregorio di questo parla nel suo libro facendoci entrare nella bellezza e nella delicatezza di racconti in cui tornano a vivere gli amici, persone con cui ha condiviso tratti di strada, film, libri, ricordi suoi personali molto vivi e presenti .. Scrive di molte altre persone amiche che continuano a rimanere presenti proprio attraverso i ricordi scambiati con amore, piccoli tasselli variegati che si uniscono insieme armonicamente regalando l'immagine completa, piena di tutto ciò di cui una persona è ricca. Di fiabe e libri per bambini scrive anche Concita perché “Così è la vita” è proprio dedicato a loro, a tutti loro che ci fanno domande e vogliono da noi, ne hanno diritto, risposte. E noi “non possiamo deluderli. Ne ingannarli. Siamo stati come loro non troppo tempo fa”. Non troppo tempo fa, ma abbastanza, nel paese di campagna in cui sono nata e rimasta fino a nove anni, pensando ora più frequentemente, alla malattia, alla vecchiaia e alla morte, ricordo che tutto veniva vissuto in modo molto naturale. Io, con la mano nella sua, andavo a'far visita' e mi fermavo nella stanza insieme alle persone che pregavano sommessamente. Ho il ricordo di una grande naturalezza in ogni cosa e questa naturalezza insieme alla cura amorevole e alla condivisione mi piacerebbe ritrovare proprio perché… così è la vita, e dare il giusto spazio dentro di noi a ciò che la morte racconta non è solo un conforto momentaneo, ma è pienezza e ricchezza del vivere. "Cos' è la vita" è di Concita De Gregorio |
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Sono tornata a Baltimora, per riprendere a leggere, dopo un periodo “d'interruzione forzata”. Avevo bisogno di atmosfere conosciute, ambienti quasi familiari, del modo pacato e leggero di delineare i personaggi e le loro storie tipico di Anne Tyler. Un ritorno a casa, sempre, per me. Aaron è lì, un po' piegato su se stesso, la testa china, si muove trascinando la gamba destra e si appoggia ad un bastone, è un giovane uomo di 35 anni, ma io per tutto il libro continuo a pensarlo come anziano. Poi tutto avviene in modo repentino, l'obitorio, niente funerale, la cremazione, Doroty avrebbe voluto così, lei era una donna “volitiva, forte, ostinata, autoritaria”, non vedeva i suoi parenti da molti anni, era di origine messicana, e mai parlava di loro, era una donna particolare. Non era come la madre e la sorella che per tutta la vita lo avevano asfissiato con le loro continue ed inutili premure, fin dal loro primo incontro aveva capito che lei era diversa, la sua Doroty era davvero unica. Ora lui è solo e la casa è per metà distrutta, per fortuna può contare sul suo lavoro. Da anni con la sorella dirige una casa editrice che tra le altre cose pubblica, con discreto successo, delle Guide rapide per principianti, piccoli manuali contenenti consigli pratici, da seguire passo passo, nei vari campi del quotidiano, nella convinzione che: “Si può gestire qualunque cosa, perfino le prove più complicate della vita, basta suddividerle in parti abbastanza piccole”. Non c'è tra queste quella che potrebbe servire ad Aaron in questo momento di completo smarrimento, dolore e senso di vuoto, non ci può essere niente di rapido nella gestione emotiva del lutto e del senso di perdita, tutto avviene secondo ritmi e tempi interni che vanno rispettati. Così deve essere e così è per lui. Non è un libro né pesante, né triste, visto il tema che tratta, è Anne Tyler che ci accompagna in questa storia e se ci sono pagine velate di profonda malinconia sono raccontate con l'ironia e la leggerezza che ci ha abituato ad incontrare ogni volta nei suoi scritti. Non era stato perfetto il suo matrimonio, avrebbe voluto che fosse stato così, ma si rende conto, ora e solo ora che sente e vede Doroty vicino a sé per brevi momenti e a lei parla con più sincerità di quando fosse viva, di come in realtà troppe sono state le incomprensioni messe a tacere per mille motivi, mai ascoltate, ignorate negli anni per un quieto vivere senza difficoltà, ma anche senza vera felicità. Da questo momento particolare di consapevolezza Aaron esce rafforzato e, per la prima volta nella sua vita, sicuro di sé. “Un tempo mi piaceva pensare che quando moriamo scopriamo finalmente il senso della nostra vita. Non avevo mai immaginato che si potesse scoprirlo alla morte di qualcun altro” Così è per lui ed ora le sue nuove scelte hanno un colore diverso. "Guida rapida agli addii" è di Anne Tyler |
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Succede. A volte l'anima si ammala e il normale e naturale cammino nella vita può interrompersi senza un apparente e evidente motivo preciso ed è da momenti così indefiniti che può iniziare un viaggio molto particolare lungo, doloroso e difficile dentro se stesse per ritrovarsi e poter essere di nuovo nel flusso della vita. All'inizio le ombre avvolgono dense e non lasciano entrare spiragli, è il momento del non essere , del nulla, del vuoto, è la sofferenza allo stato puro: sofferenza che toglie il respiro, rende affamate, denutrite, staccate dalla realtà, annichilite dal vuoto e dalla paura. Michela Marzano, in modo diretto, ci accompagna in questo viaggio doloroso dentro la sua sofferenza, là dove c'è “la paura che si spalanca”. L'infanzia, l'assenza della mamma e il senso d'abbandono, l'uomo nero, (come nella ninna nanna che le cantavano da piccola: “ninna nanna ninna oh, questo bimbo a chi lo do, lo darò all'uomo nero, se lo tiene un anno intero”), la presenza, troppo e sempre, carica di aspettative del padre e l'adattamento continuo di chi non vuole mai creare problemi e che non vuole mai deludere nessuno. Ed è così che ci si allontana sempre più da se stessi, da quello che si desidera e si vuole veramente fino ad arrivare al punto che non si sa più cosa si vuole davvero, non si sa più se quello che facciamo lo facciamo per noi o per il nostro bisogno assurdo di compiacere sempre e solo chi ci sta intorno. Tornare indietro poi diventa impossibile, fino a che il corpo manda segnali forti, sintomi sempre più difficili da gestire nel quotidiano che portano allo scoperto quello che non va, nel profondo. Continuo a chiedermi come le sia stato possibile, rendere le sfumature talvolta davvero impercettibili di un emozione, di un sentimento, di una paura, esprimendosi in una lingua diversa dalla propria, ma lei ci è riuscita arrivando a comprendere alla fine del suo lungo percorso che: “Nella vita non si può fare altro che accettarsi. Ed essere indulgenti e perdonarsi” Mi piace riportare, qui, lo scritto sulla sofferenza di Jeanne Hyvrard che l'autrice mette in apertura del libro: “Dici che la sofferenza non serve a niente. Ma non è vero. Jeanne Hyvrard , La meurtritude Il libro è diviso in tanti piccoli capitoli di poche pagine ciascuno, le pagine sono composte da frasi brevissime in cui l'autrice passa da momenti, argomenti ed emozioni diversi. Veloci immagini che corrono una dietro l'altra, riflessioni ad alta voce così come succede nella stanza in cui la propria storia viene 'passata' all'analista, la stanza protettiva in cui il dolore e la sofferenza a lungo trattenute nel corpo trovano finalmente le parole che riescono ad esprimerli in tutta la loro pesantezza. Alla fine cosciente che “il passato è sempre lì, perchè il passato non passa mai”, ma con la nuova certezza che ora, finalmente, è possibile sentirsi “vivere leggera come una farfalla”, naturalmente leggera, senza il bisogno martellante da dentro, di affamarsi o riempirsi per poi vomitare tutto. Con la possibilità, ora, di ascoltare la voce interiore che la invita a: “restare seduta a valle, fermarmi. E non fare altro che ascoltare il passo delle nuvole sul prato.” È, questo, il primo libro di Michela Marzano che leggo. Ho avuto modo di 'incontrare' l'autrice nelle varie partecipazioni a programmi televisivi di questi ultimi anni e leggere il suo libro è stato come ascoltarla: lo stesso ritmo, la stessa vitalità, la stessa energia, la stessa grande forza che riesce a trasmettere a chi l' ascolta così come a chi la legge. Volevo essere una farfalla è di Michela Marzano |
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Ci sono periodi della vita particolarmente difficili in cui il dolore ci attraversa e anche la lettura, se pur tanto amata, non ci può venire in aiuto perchè non riusciamo ad accogliere nulla dentro di noi, così ho sfiorato per mesi con lo sguardo questo piccolo libro posato su un mobile fino al giorno in cui prendendolo tra le mani non l'ho più lasciato fino alla fine della storia dolcissima raccontata nelle pagine piene di tenerezza, di colori, profumi e natura che mi hanno accompagnato all'antico roseto di un vecchio monastero sperduto nel nord Europa. E' qui che Lobbi, il giovane protagonista che vive in Islanda con il padre ed il fratello gemello, autistico, decide di trasferirsi dopo la morte della madre. Lei gli ha trasmesso l'amore per la natura, per la cura delle piante e dei fiori e lui di questo e per questo ora vive. Nella serra, adiacente alla casa, che la madre aveva costruito per i suoi fiori, una notte d'amore con Anna, giovane amica, porterà alla nascita di Flora Sol, la piccola bambina bionda che darà alla sua vita una pienezza inaspettata. E' lei che passerà a salutare prima di partire. Nel lungo viaggio che decide di intraprendere porta con sé oltre le sue insicurezze anche alcune piantine di Rosa candida, un tipo di rosa particolare a otto petali molto amata dalla madre. Il luogo lontano che l'aspetta è nei suoi ricordi di bambino, tra le pagine di un libro che la madre era solita leggergli, pagine in cui si parlava di un monastero fuori dal mondo che nei giardini interni custodiva antiche specie di rose. Qui Lobbi sarà il nuovo giardiniere e cercando di ridisegnare i confini di una natura incolta e lasciata a se stessa per molto tempo, si accorgerà, giorno dopo giorno, che anche i suoi confini si vanno delineando sempre più rendendo le insicurezze iniziali sempre più sfumate, perchè Lobbi nel giardino si sente bene , lì: ”...è bello sfruttare la solitudine delle aiuole per sondare i propri desideri e le proprie aspirazioni in un muto contatto con la terra.” Con il passare del tempo non solo il giardino comincerà a riprendere forma, colore e profumi, ma anche lui sentirà dentro di sé una forza nuova, sentirà di appartenere a questo luogo come se da sempre avesse abitato quel paesino sulle pendici di un colle roccioso su cui si staglia la sagoma del monastero in cui passerà il suo tempo con la piccola Flora Sol, lì accanto a lui, e Lobbi imparerà, così, a fare anche il padre. Ho richiuso il libro a fatica come se la leggerezza e la tranquillità che mi aveva riempito durante la lettura potesse abbandonarmi, così non è stato e di questo ringrazio l'autrice islandese Audur Ava Olafsdottir, alla sua prima positiva esperienza. La sua scrittura lineare, pulita, sciolta disegna momenti di vita poetici e delicati in cui è molto piacevole immergersi. |
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Nel film "L'Ospite d'inverno" di qualche anno fa, l' anziana madre della protagonista ( Emma Thompson ), mentre si guarda allo specchio con aria triste e risentita dice: “E' proprio la mia faccia? Dovremmo cambiare dentro e non fuori. Sarebbe più giusto. Mi prende un colpo ogni volta che mi guardo allo specchio. Dentro sono ancora come quando avevo 17 anni e guardami, guardami, odio questa faccia da vecchia." E' a questo film che ho ripensato dopo la lettura di "Piangi pure", romanzo intenso e bellissimo che mi ha chiamato in modo strano ed ho fatto bene a seguire la chiamata, era il momento giusto per avvicinarmi ad una lettura di questo tipo. L' ho tenuto vicino, volutamente, molto più di quanto necessitava la lettura perchè mi aveva portato con sé e per questo faticavo a lasciarlo. Iris, la protagonista, è una donna meravigliosa di 79 anni e la conosciamo mentre testardamente prova con tutta se stessa a vivere ancora le forti emozioni che sente dentro grazie ad un fisico non intaccato dalle malattie e ci riesce. Non ha avuto una vita semplice e lineare, ha sempre fatto scelte molto difficili e dolorose, vissute in solitudine, lei, per tutta la vita, ha cercato 'la libertà nella solitudine' ed ora vive sola in un appartamento che anni prima ha potuto comprarsi con la pubblicazione di un libro e che si è vista costretta a vendere “a una cifra proporzionale alla sua aspettativa di vita“. Ha venduto la nuda proprietà ricavandone un' importo inferiore di molto al suo valore effettivo. Ora “che si sente a ridosso del finale“ c'è qualcuno, il compratore di casa sua, un giovane di 36 anni, prossimo alle nozze, che sicuramente le augura “una sincope al minuto, per poter occupare in fretta l'appartamento. A questo pensa Iris ogni giorno dopo la firma del contratto e non si sente più la stessa, non riesce più a star tranquilla perchè pensa: “E' come se avessi sfidato il destino”. Ha una figlia, Alice, con cui ha sempre avuto un rapporto conflittuale, a lei è legata 'da un fitto tessuto di recriminazioni e rimpianti' ed una nipote, Melina che vive attraverso lo sguardo degli uomini, con la quale ha un rapporto di complicità. E poi nella sua vita è entrato con discrezione C., uno psicanalista di 76 anni che ha lo studio sul pianerottolo dello stesso stabile, l' ha incontrato nel bar di fronte a casa ed a poco a poco i loro incontri diventano appuntamenti quotidiani che Iris si accorge di aspettare con impazienza, con lui inizia a parlare di tutto ciò che in questo momento la sta preoccupando ed è su suo suggerimento che riprenderà a scrivere, terrà un diario. “la redazione di un diario è il contrario della psicanalisi, ti consegna a te stesso, non a un altro” e Iris, in questa fase della sua vita ha bisogno proprio di questo e ascolta il suo consiglio. Non sarà facile perchè sarà tutta la sua vita a venirle incontro, vecchie emozioni e dolori profondi l'attraverseranno di nuovo con la stessa violenta intensità, ma questo è il prezzo da pagare per arrivare alla sua verità. Con i capelli bianchi raccolti in una lunga treccia, così come li teneva da ragazza, Iris si sente di nuovo piena di curiosità per la vita e sente, dentro, di non voler porsi limiti, proprio ora, e di tutto questo è partecipe C. sempre più coinvolto da questa donna forte, inquieta e imprevedibile. Carlo, questo il suo nome che conosciamo verso il finale del libro, vuole solo lei accanto, ora che è nella fase finale di una malattia per cui non c'è più niente da fare. Insieme, per il tempo che rimane a entrambi, insieme senza paure e ipocrisie, sinceri con se stessi e con l'altro, insieme perchè tutto diventa meno difficile quando ci si può incontrare nello sguardo dell'altro. "Un amore in età avanzata, a cui ho tolto tutti gli stereotipi consueti ...l'unico modo di reagire è lottare contro gli stereotipi ...” Piangi pure è: “una storia di seduzione amorosa...un amore che si sviluppa nei tempi supplementari...", così Lidia Ravera presenta il suo ultimo libro che entra con molta leggerezza in un tema non facile, non semplice, non usualmente trattato da cui sono stata catturata e trascinata nelle vite di queste tre donne, di generazioni diverse con aspetti che ho sentito parte del mio vissuto e poi quest'ultimo amore in cui Iris si lascia andare completamente perchè sente di esserci completamente così come Carlo, davanti al quale piange per la prima volta alla fine del libro, non per dolore, per paura o sconforto, ma per sollievo, per gioia, perchè sono ancora vivi insieme e perchè insieme possono continuare l'ultimo tratto di strada che resta. Piangi pure è di Lidia Ravera |
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