Tina e Giovanni si sposano e vanno ad abitare a san Gervasio dove si fermeranno fino alla nascita di Pierluigi e poi si stabiliscono a Brescia in via Marsala nella casa-portineria del palazzo dei signori Ferrazzi e qui subito dopo nasce Ulisse.
Tina oltre al lavoro di portineria che la vede molto impegnata inizia il lavoro di sarta.
Non ha fatto scuole per imparare e il suo modo di lavorare è sicuramente molto particolare: taglia abiti e cappotti senza alcun modello da seguire, spesso anche in terra dove ha sicuramente molto spazio a sua disposizione, cuce senza imbastire, ha molta inventiva, crea modelli particolari ed originali e, su segnalazione di una cliente vince il primo premio partecipando ad un concorso indetto da Amica.
Se il suo modo di fare è singolare, nel lavoro di sarta, non lo è da meno nel quotidiano. Per questo il regalo più grosso che mi poteva fare, quando ero bambina, era di invitarmi a casa sua a Brescia: sapevo che con lei io avrei potuto fare cose inimmaginabili a casa mia con la mamma.
Chi entrava in portineria mi poteva vedere in piedi su una sedia davanti al lavandino a lavare di tutto, bagnata fino ai piedi e felice di esserlo o seduta in braccio alla zia che allattava al seno Uli, da una parte, e lasciava che io succhiassi il latte all’altro seno cercando di consolarmi perché non riuscivo a farlo. Con lei non c’erano orari per nulla e qualsiasi cosa, anche la più strana poteva essere fatta facendomi respirare una sensazione di completa libertà. La casa era molto piccola e piena di scomodità, ma fuori era tutto meraviglioso: un parco immenso pieno di alberi e aiuole e in fondo, in mezzo ad una vegetazione intricata, una fontana enorme e bellissima piena di pesci rossi dove passavo i pomeriggi a giocare