Le altre due case abitate dalla nonna e dalla famiglia negli anni successivi erano a poca distanza l'una dall'altra, proprio davanti alla piazza ed alla chiesa. Le campane scandivano le ore lentamente: il rintocco del mezzogiorno, l'inizio della prima messa fino alla messa cantata, la domenica mattina. Scampanii festosi che sapevano proprio 'di domenica'. Ogni ricorrenza aveva il proprio rintocco cadenzato e la nostra giornata era accompagnata dal suono delle campane.
La casa sotto i portici, nei miei ricordi di bambina, ha l'odore dei mandarini e delle arance con il succo di liquirizia da intingere, l' odore di caramelle di zucchero della mattina di santa Lucia.
Con la mamma, che portava Carlo in braccio, uscivamo da casa che ancora era buio e infagottati nelle sciarpe e nei paltoncini attraversavamo la strada per andare a casa della nonna. Io correvo lungo il muro, passavo veloce davanti alla forneria della nonna paterna, senza fermarmi e senza farmi vedere per non perdere tempo, fino ai portici, ed arrivavo per prima; la luce accesa e quel profumo.
Sì ! Santa Lucia era arrivata.
La casa era su due piani e circondata da un cortile su cui davano gli appartamenti di altre persone e al piano superiore un solaio molto ampio in cui potevo giocare.
La zia Rosalia è stata una delle prime in paese ad acquistare la televisione così che quando trasmettevano le opere liriche la stanza al piano superiore si riempiva di persone che con il libretto in mano seguivano l'opera in assoluto silenzio. Io non potevo che essere felice di avere questa novità in casa della nonna.
In questa casa è nata Andreina, la prima figlia della zia Giulia. A metà mattina, quel giorno, in casa, si respirava un'aria strana, la zia si lamentava tenendosi la pancia che io avevo visto crescere e aumentare sempre di più nel corso dei mesi.
Ero preoccupata: la gente del paese non diceva altro che la zia Giulia 'l'era malada'.
Avevo sentito parlare a bassa voce e quando io arrivavo, di sorpresa, tutti zittivano. La nonna si muoveva nervosamente ed era arrivata anche la levatrice, a quel punto mi ha accompagnato dalla nonna paterna e lì mi ha lasciata. Quando è venuta a riprendermi per riportarmi a casa ho avuto la sorpresa: la zia Giulia era nel suo letto e in braccio c'era una bambina stupenda che io avrei voluto abbracciare subito, ma avevo tutto il tempo per farlo, in quel momento si doveva fare silenzio per farle riposare, con gli scuri delle finestre chiusi, in penombra.