Rusina, così veniva chiamata la nonna, era una persona molto disponibile con tutti, a casa sua passavano per un saluto e due chiacchere le amiche del paese ed i parenti che venivano dalla campagna a farle visita.
Quando qualcuno stava male la chiamavano per fare le iniezioni e quando un paesano moriva era Rusina che i parenti chiamavano di giorno e di notte ed era lei a prestare le prime attenzioni e cure al defunto.
Lo lavava con cura amorevole, lo vestiva con naturalezza e lo preparava per poter ricevere i parenti e tutta la gente del paese. Io, con la mano nella sua, andavo più tardi a 'far visita' e mi fermavo nella stanza insieme alle persone che pregavano sommessamente. Allora la stanza allestita per la veglia non era sicuramente un luogo ‘adatto' ad un bambino: lunghi drappi pesanti neri e viola rivestivano le pareti e poche candele illuminavano l'ambiente; ma tutti insieme condividevamo il dolore dei parenti che veniva accolto e trovava il suo posto accanto alle persone amiche ed io non mi sentivo a disagio, stavo tranquilla con tutti loro ed osservavo. C'era molta naturalezza e condivisione.

La domenica mattina in ogni stagione i conoscenti che uscivano dalla messa del mattino passavano per un saluto. In inverno fin dal mattino presto sulla stufa bolliva un grosso pentolone di carne e verdure per il brodo che poi veniva offerto in tazze con un goccio di vino a chi si fermava a conversare, c'era un via vai continuo, questa era un abitudine da sempre.

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