Per Maria cucire rimane la passione di tutta una vita.
Prima un lavoro importante per lei e per la famiglia e poi, quando abbiamo lasciato Pralboino e ci siamo stabiliti ad Artogne e in seguito a Marone per arrivare, alla fine, nella casa di Brescia in cui abbiamo vissuto, una piacevole occupazione a cui mai avrebbe rinunciato: "Se non potessi cucire mi sentirei morire" così mi ripeteva.
Cucito e cura delle piante e dei fiori, il nostro terrazzo è sempre stato traboccante di verde e di colori.

Ha continuato a cucire fino a tre mesi prima di andarsene in novembre.

Ad agosto, insieme, abbiamo lavorato in camera sua dove aveva sempre voluto tenere la macchina da cucire ed il suo cestino da lavoro, le varie scatole piene di fili, fettucce, nastri, cerniere, tessuti rimasti nel tempo, fodere e pizzi vari. Dovevamo preparare il ricambio nuovo delle tendine e dei cuscini per la cucina di casa mia. Maria sul balcone di via Valotti
Lei sulla sua poltroncina di vimini vicino alla finestra per avere il massimo della luce ed io lì vicino che su sua indicazione tagliavo con i modelli che aveva preparato. Ha imbastito ogni cosa per prepararmi il materiale da cucire a macchina, con la solita meticolosità nel prendere e riportare le misure.
Tutto, alla fine , era perfetto come sempre.

Da anni soffriva di maculopatia che nel tempo peggiorando l'aveva portata ad avere grossi problemi di vista, vedeva molto poco e sfuocato, ma i gesti ripetuti per una vita erano tutti nelle sue mani, le sue dita, ora, avevano la funzione che prima avevano gli occhi: -Io cucio con le dita- diceva.
A settembre io ed Anto avevamo deciso di sposarci in comune dopo 30 anni di convivenza, l'abbiamo fatto nel nostro comune di residenza con Carlo mio testimone ed Angela testimone per Anto. Dopo la cerimonia siamo andati a Brescia dove Maria ci aspettava per pranzare insieme, era felice per questa nostra decisione, molto felice.

Il 17 novembre 2011 ci ha lasciato, aveva da poco compiuto 86 anni.

Lei che con discrezione ed amore aveva arricchito la nostra vita, donandoci la sua, una 'vita fatta a mano', cucita insieme punto dopo punto, con cura e tanto amore, con la stessa discrezione se n'è andata in uno splendido pomeriggio di sole.
In ospedale ci hanno chiesto la donazione delle cornee, la maculopatia non rappresentava problema e così io e Carlo siamo stati felici di poterlo fare, due persone avrebbero potuto ritornare a vedere grazie a lei.
Per noi una continuazione...
L'abbiamo portata a casa con noi fino al giorno del funerale .
La mattina alzando la tapparella del salotto in cui si trovava, un tagete giallo, bellissimo, era sbocciato in mezzo alle ultime foglie rimaste di una delle vaschette sul terrazzo, proprio lì davanti a me, cosa strana per metà novembre.
Un dono a Maria che tanto aveva amato curare le sue piante ed i suoi fiori.

Era il novembre 2011 e dopo pochi mesi, il 3 luglio 2012, anche Carlo se n'è andato.
Avrebbe compiuto 59 anni dopo due giorni, la stessa età in cui Gino, mio padre era morto nell'agosto del 1980.
Della mia famiglia originaria, ora, sono rimasta solo io con un profondo senso di vuoto pieno di mille ricordi che li fa rimanere sempre vicino a me e nelle cose che faccio.
E la loro mancanza è davvero presenza dentro di me nei momenti della giornata in cui mi sento più fragile e sola.

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