Maria ha diciassette anni quando incontra Gino. Lui è studente di ragioneria e passa tutta la settimana a Cremona per gli studi. Si scrivono molte lettere e cartoline per non sentire la lontananza ed ancora oggi mia madre si ricorda, da una parte la grande emozione che provava nel ricevere le sue lettere e dall'altra il grande imbarazzo nel dover rispondere: la sua grande paura di non saper rendere i sentimenti che provava con le parole giuste e di fare errori di grammatica, tutto ciò le creava problemi e frenava le emozioni intense che sentiva dentro di lei.
Poi, con la guerra, Gino viene mandato a Padova: il periodo è particolare e difficile ed i problemi materiali, per una famiglia numerosa com'è quella di Maria, sono enormi. Si cerca di far fronte a tutto e la nonna Rosa fa ricorso a tutte le sue energie confidando anche nella 'Divina Provvidenza'.

Maria continua il suo lavoro di sarta che in questo periodo consiste soprattutto nel rivoltare e rifare vecchi cappotti pesanti e vestiti già usati e riutilizzati.
Si scucivano i materassi di casa e si toglieva parte della lana che poi veniva pazientemente cardata e filata.
La nonna carda la lana anche per la gente del paese, giela portano anche dalle cascine dei dintorni. Con i fili ottenuti si facevano calze e maglie. Tutto sotto la luce fioca delle candele ed il rumore degli aerei di passaggio nella notte.

Anche i bachi da seta venivano acquistati al mercato del paese, due o tre piccoli sacchetti che si portavano a casa e poi nei solai si allestivano grossi tavoli. In campagna venivano raccolte le foglie di gelso e alla fine del procedimento si raccoglievano i bozzoli che venivano portati in Castello e pesati e questo permetteva alle donne di guadagnare qualcosa.
Le donne trovavano per necessità mille modi per aiutare la famiglia.
Si pettinavano aiutandosi le une con le altre, i capelli che si raccoglievano sul pettine riuniti tutti insieme in matasse.
Un giorno alla settimana passava una persona che li pesava e dava loro il corrispettivo del peso in sapone.

Si fanno acrobazie, quotidianamente, per portare in tavola il cibo sufficiente per la famiglia e si cerca di resistere, dignitosamente alle difficoltà del momento.

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