Entrando dalla porta d'ingresso con i vetri dai riflessi verde scuro, in fondo al largo corridoio si intravvedeva all'esterno un grande spazio con piante e arbusti di rose e fiori.
Nei miei ricordi di bambina c'è l'immagine della nonna che nelle lunghe sere d'estate curava il proprio giardino, chiuso tra le mura di altre case. Le sue mani nodose coglievano fiori appassiti, strappavano erbacce dalla terra, seminavano e zappettavano.
Mi piaceva stare a guardarla fino a che le ombre della sera portavano la quiete tra i fiori e gli arbusti. Quei gesti semplici sono rimasti nella mia memoria insieme alla serenità che mi sembrava dessero a mia nonna, ripetuti ogni sera, dopo una giornata pesante dedicata alla famiglia. Quello era uno spazio suo e solo suo in cui rilassarsi.
Sulla sinistra, entrando dalla porta a vetri d'ingresso, c'era la stanza di lavoro della zia Giulia con il rumore della macchina da cucire ed il ferro da stiro acceso, tessuti e fodere di vario colore sparsi sul tavolo, fili, passamanerie, e il vociare delle donne che venivano a provare gli abiti in lavorazione. Seduta al tavolo la zia Rosalia intenta a fare orli e ad infilare aghi per le imbastiture veloci. Da lì si passava nella grande cucina con la stufa economica bianca su cui la nonna in inverno cucinava ed asciugava la biancheria utilizzando le bracie, la sera, per riempire le scaldine.
Profumo di minestroni di verdura, la sera, e ricordo di patata lessata che la nonna mi preparava schiacciata con la forchetta, condita con olio e sale e mangiata prima di cena.
Il lungo tavolo era sempre apparecchiato per molte persone, tutti seduti a mangiare,mentre la nonna con il piatto in mano, gira per la stanza,mangiando in piedi, attenta a cogliere ogni minimo bisogno, nemmeno espresso dai suoi.
Qui la zia Giulia si sposa: la vedo scendere dalla lunga scala di marmo con un vestito, corto, rosa pallido e un cappellino in tinta. Dopo poco ha, di nuovo, una grossa pancia, spesso , mentre mangia a tavola, deve alzarsi e correre in cortile a vomitare, poi ritorna al suo tavolo di lavoro e riprende a cucire. La nonna si occupa di tutto il resto. E poi arriva il secondo figlio della zia: Piero.
Il tavolo della cucina si raddoppiava alla vigilia di Natale. Per molti anni ci siamo riuniti qui, in questa casa della nonna, per festeggiare, insieme, con i tortelli di zucca preparati il pomeriggio: vapori e calore in cucina, trambusto e agitazione, e poi l'arrivo dei parenti da fuori, la messa di mezzanotte. Prima di cena io e la nonna uscivamo per le ultime spese da Pepino. La nonna prendeva ai lati il grembiule che teneva sempre allacciato in vita e riponeva le spese fatte, lo arrotolava e poi tornavamo a casa. Per noi bambini, di varie età, era il dopo cena il momento più bello, quando andavamo nelle camere gelide, la nonna univa i letti, e noi ci nascondevamo tra le coperte piacevolmente calde e potevamo scatenarci tra di noi.