Testimonianze

 

Anna scrive

Salve, é da parecchi anni che mi occupo di autobiografia nel laboratorio artistico terapeutico che ha sede presso l'Istituto dei Tumori di Milano.
Nel mio corso hanno frequentato solo donne ed attraverso questo articolo desidero condividere la mia esperienza(difficile ma emozionante ed arricchente) con altre donne  divulgando anche  l'esistenza di questo servizio gratuito, assai utile ma purtroppo ancora poco conosciuto.
Sono capitata per caso nel vostro sito e mi é sembrato adatto per ciò che ho scritto
Cordiali saluti
Anna Ruschena

Invitiamo tutte le persone che desiderano approfondire a leggere il testo

LE STORIE CHE CURANO

Autobiografia: una cura per l’anima
Un’ esperienza con pazienti oncologici

Per informazioni sul laboratorio artistico si può contattare a.ruschena@tiscali.it


Cristina scrive
Mi chiamo Cristina sono giunta al tuo sito navigando nella ricerca  di qualcuno o meglio qualcuna che come me avesse la pelle bruciata dalla corsa nella vita dal fuoco di amori mai vissuti in modo consapevole fino ad avere attacchi di panico anche se all'inizio non sapevo di cosa si trattasse e come diceva mia madre mi facevo forza e non mi stavo troppo a sentire ... Ora alla veneranda età di 47 anni sto ripercorrendo no.. meglio  sto cercando di ritrovare le radici del mio "star male" e sono giunta fino a te.. Ho letto, riletto ho ritrovato la mia ricerca nella creatività che mi ha tante volte salvata da un dolore, da una rabbia, da una sensazione di inadeguatezza, da una incapacità di amare e di essere amata anche perchè credo che l'educazione  ricevuta da mia madre non mi abbia trasmesso nessuna consapevolezza sull'espressione dell'amore e della "compassione"   la mia creatività si esprime in modi diversi con la pittura, la creazione di oggetti o meglio io cerco vecchi oggetti e ridò loro vita rendendoli nuovamente colorati e cerco persone che li portino a casa loro per farli sentire ancora importanti.il colore è la mia strada li uso appena posso nei miei quadri seguo il loro richiamo potrei dire che sono proprio loro a vibrare in modo che io li disponga vicini ..ho letto l'ultimo libro della Estes ed ora sto iniziando “Donne che corrono coi lupi” e devo dire che mi "suona" familiare ...

Volevo ringraziarti e spero tanto che tu mi possa rispondere suggerendomi se ci sono altre donne interessate ad un confronto sulla creatività  femminile e all'analisi suggerita dalla Clarissa Pinkola Estes

In pennellate di colore trovi un'opera di Cristina Coppero


Dianella scrive:

Guarire creando

Mi chiamo Dianella Cappi e sono nata a Milano nel 1948. Mi sono trasferita a Torino quando mi sono sposata e, dopo la nascita di mia figlia Chiara nel 1979, sono venuta ad abitare a Pavarolo, paesino sulle colline torinesi, mia attuale residenza.
Prima di sposarmi ho svolto, sia per l'azienda di famiglia che per altre importanti ditte, attività creative: figurinista, modellista, vetrinista poi arredatrice dopo il matrimonio.
La nascita di mia figlia è coincisa, purtroppo, con la morte dei miei genitori, causata da un incidente stradale. Dopo un periodo frenetico per sistemare gli affari di famiglia, ho smesso qualsiasi attività per "godermi" famiglia e casa della quale andavo fiera.
Casalinga contenta e molto impegnata fino a quando, senza quasi accorgermene, Chiara è diventata grande ed autonoma. A quel punto, complice anche un continuo aumento di peso, sono entrata in una sorta di insoddisfazione/depressione.
Non ho mai creduto nell'efficacia dei farmaci antidepressivi e quindi, dopo un periodo tristissimo in cui tutto pareva poco importante, ho cominciato a chiedermi che cosa volevo fare della mia, nostra vita, perché naturalmente anche la mia famiglia non era felice. Svolgevo le mie mansioni senza soddisfazione, per forza e con sforzo.
Nel 1993 una cara amica, rientrata da un viaggio in Inghilterra, mi segnalò l'esistenza di un'antica forma di decorazione, il découpage. Più per accontentarla che per reale interesse, ho decorato con lei il primo pezzo. Da quel giorno altri pezzi si sono aggiunti, amici e conoscenti hanno cominciato a richiedermeli e così pezzo dopo pezzo, cercando, creando, migliorando continuamente la tecnica sono arrivata ad avere una discreta produzione che, più che altro per questione di spazio, ho cominciato a vendere nei mercatini dell'artigianato, riscuotendo, con mio stupore, il consenso del pubblico. Ricevevo molti complimenti che nutrivano la mia autostima e mi davano una forte spinta a continuare.
Prendendo il coraggio a due mani ho relogarizzato la mia posizione e mi sono proposta ad uno dei più esclusivi negozi di Milano, da lì tutto si è mosso ad una velocità incredibile. Il negozio è diventato un mio cliente fisso.
Una rivista di hobbistica (Idee di Casamia) mi ha dapprima richiesto una collaborazione, poi dedicato alcuni servizi.
A seguito di ciò, nel 1999 ho ricevuto tante richieste che ad un certo punto ho dovuto rifiutare il lavoro. Dal 96 insegnavo découpage presso l'Unitre di Cambiano ed alcune scuole nei paraggi della mia abitazione: mi è dispiaciuto lasciare le mie vecchiette ed i miei ragazzini, per dedicarmi a tempo pieno ai corsi che mi venivano richiesti in tutta Italia.
Ho pubblicato un sito Internet (www.olddecoupage.com) e ricevo e-mail di apprezzamento e di richieste da molte parti del mondo.
E la mia depressione? Dov'è finita quella insoddisfazione, quella svogliatezza? Com' è possibile guarire senza medici e medicine?
La risposta è semplice: non ho il tempo di stare male. Dal 93 non ho preso neanche un raffreddore ed in più, risultato grandioso, ho trovato in me la determinazione di mettermi a dieta e così anche quel problema si è risolto.
Voglio dire a tutte quelle donne che sono depresse ed insoddisfatte che c'è una via d'uscita, che non bisogna affidare solo agli altri il compito di guarirci: medici e farmaci ci potranno dare una mano, ma sarà la nostra determinazione a fare il lavoro più grande. Da noi deve partire la riscossa di noi stesse. Per me è stato il decoupage, per voi può essere la cucina, il giardinaggio o altro, non ha importanza quale sia il mezzo. Buttatevi a capofitto in qualcosa che volete e sapete fare cercando di raggiungere l'eccellenza, cercando soluzioni originali senza paura di tentare e di proporre, toglietevi per un po' il peso di tutti i "devo" e sentitevi libere di seguire il vostro estro. Ve lo dice una persona che per anni ha vissuto in funzione dei "devo". Ora i devo sono ritornati "voglio" e se non voglio .…. trovo una via d'uscita.


Lucia scrive:

Quando si ammala l'anima

 

Improvvisamente un giorno…ci si rende conto che si fa fatica a vivere, che si fa fatica a respirare, che tutti quei piccoli gesti, che sono il vivere quotidiano, diventano un “qualcosa” che ci richiede uno sforzo immenso…e un nuovo compagno, che sarà purtroppo inseparabile, entrerà nella nostra vita….IL DOLORE.

Ma non è un dolore fisico, esteriormente siamo sani come pesci, nessuna ferita sanguina, nessuna analisi rivelerà alcuna malattia, nessun analgesico servirà….semplicemente il soffio lieve dell’anima, normalmente silenzioso…sta ansimando, la nostra anima ci sta dicendo “non ce la faccio più”….aiutami…

La fatica di alzarsi, la fatica di lavarsi…vestirsi…di pensare devo farlo per chi, per cosa? Aprire gli occhi la mattina, un altro giorno da fare arrivare a sera….ma come? Come posso farcela….se questo peso che sento nel cuore, mi impedisce di respirare….se questo dolore, no non è dolore…se questa straziante morsa mi attanaglia….se questo mostro…si è rubato la mia gioia, ha rubato il rumore della mia risata, e in cambio mi ha reso silenzio…mi ha reso pensieri che sono martellanti come ossessioni…e non vanno via…altri compagni di viaggio, che hanno preso posto, con violenza e forza, nel treno traballante della nostra vita….ma noi non gli avevamo dato il permesso.

E ci si chiude nella solitudine…non ci interessa chi ci sta intorno, si entra a far parte dei fantasmi che vivono nel buio di una stanza, dobbiamo concentrarci su quel dolore..sentirlo tutto, a volte una ribellione estrema, ci si veste…scalando montagne, si riesce a trovare la forza di uscire…siamo quasi fieri di questo piccolo immenso gesto….siamo in strada…ma ecco un nuovo compagno…il panico, si impossessa di noi…un altro passo e cado, no non si cade…ma rimaniamo fermi immobili, sconfitti….non ce l’abbiamo fatta…dobbiamo tornare in quel buio…sentiamo che solo lì siamo al sicuro, nel buio forse i nostri “compagni” non si accorgeranno di noi.

E si piange…le lacrime…quanto piangere, tutte le lacrime del mondo…ma hai tutto, non ti manca niente…cosa hai?” Ho dentro di me tutto il male che un essere umano può sentire”…ma dove ti fa male? Il dottore dice non hai niente….” Ho l’anima ammalata”…ma nessuno mi crederà….

Qualcuno può crederci….qualcuno ci può aiutare, non ostiniamoci a volercela fare da soli….dicendo passerà…mettiamo da parte gli stupidi preconcetti, che è una sconfitta…che è una vergogna, è la nostra prima vittoria…possiamo sconfiggere quel “ mostro”, solo ammettere che abbiamo bisogno di aiuto è un passo importantissimo, rivolgiamoci a chi può capire di cosa stiamo parlando, il nostro dolore non è unico, nessuno ha inventato una nuova specie di orribili segreti, o terribili perdite…non siamo delle mosche bianche…quando ci fa male un dente si va dal dentista, perché quando la nostra anima si ammala non gli diamo la possibilità di guarire?

Rivolgiamoci a uno psicologo, un psicoterapeuta…un psichiatra…non fatevi spaventare dai nomi, sono dottori “dell’anima”…e anche non avere soldi è una scusa, in ogni quartiere, zona, di tutte le città di sono i Centri di Igiene Mentale, che offrono questi servizi in maniera gratuita, altro nome che mette paura…ma lì ci sono le persone che possono aiutarci, anche ASL è un brutto nome, ma dall’ortopedico ci andiamo se ci fa male la schiena…
E’ iniziare un cammino verso la luce che sta in fondo a quel tunnel dove ci troviamo…inizialmente doloroso…ma stiamo già soffrendo immensamente, urliamo forte a quei compagni di viaggio che non ci siamo scelti…che non li vogliamo…urliamo a chi ci prende in giro…perché andiamo dal medico dei “matti” IO VOGLIO VIVERE….VOGLIO INDIETRO LE MIE RISATE…IL SOLE…voglio che la mia anima torni a respirare lievemente…a volare come una farfalla…abbiamo amato troppo, la vita ci ha ferito…il dolore di una perdita…non siamo colpevoli…siamo solo immensamente fragili, sensibili….


Nessuno di noi deve accettare di arrivare a punirsi fino a farsi del male, possiamo fermarci un istante prima….basta un solo istante…prima del momento in cui il nostro dolore interiore sarà insopportabile…è più triste vivere nel buio, che dire aiutatemi…le persone care, gli amici ce la mettono tutta, ma serve di più….

Lasciamoci aiutare….da chi può farlo, ci vorrà tempo….si cadrà ancora…ma stiamo lottando per noi stessi, per la nostra serenità….e una mattina ci sveglieremo e penseremo che si….ce l’abbiamo fatta…il nostro piccolo treno sta correndo in un prato luminoso….e sul quel treno ci sta la nostra anima che nuovamente ci sorride e vola.


Maria scrive

 Cara Adele,

sono Maria, il tuo percorso, il cammino di un idea, mi ricorda il mio percorso in qualche modo. E le autrici che tu citi come ispirazione ispiravano anche me. Torno spesso nelle tue pagine che sono ricche di tutto un po' e sicuramente popolate di spirito donna. In questo momento mi trovo in una matassa ingarbugliata che sto cercando di sgarbugliare, dopo mille giri di bussola e lavori e relazioni sono tornata in Italia e alla soglia dei miei 38 anni sto cercando di riorientarmi in una vita che mi appare sempre più complicata. Speravo di scriverti in un momento in cui le faccende della mia vita fossero più tranquille ma oggi riguardando le tue pagine ho deciso che era il momento di farlo . Non so se la mia mail troverà una collocazione nelle tue pagine o se semplicemente e' diretta ad una amica "virtuale" e sicuramente virtuosa, lascio a te la scelta. Questa e' la mia storia in breve. Ho fatto di tutto un po'. Ho viaggiato da piccola con la mia famiglia e vissuto in Africa. Da più grande ho vissuto a Firenze per studiare tessuti, che 'e stato un ripiegamento di un desiderio di fare l' illustratrice, a 21 anni sono andata a vivere in Irlanda dove ho studiato artigianato per altri 2 e dove per la prima volta mi sono giunti i ricordi della violenza sessuale che ho ricevuto a 13 anni. Non sentivo di essere un artista ma volevo utilizzare l'arte come processo e farlo con le persone. Così sempre in Irlanda ho cominciato a lavorare con l'arte e un associazione per i giovani. Sono tornata a studiare per diventare insegnante d'arte. Finito il corso e dopo alcune dolorose vicende familiari ho trovato lavoro all'accademia di Dublino come assistente. Poi ho incontrato un uomo del quale credevo di essere innamorata e l' ho seguito in Islanda dove ho ricominciato tutto da capo. La relazione di tanti bassi e pochi alti e' culminata 6 anni dopo in una grossa esplosione in tutti i sensi. La fine della nostra storia e' coincisa con il mio ritrovare energia gioia di vivere e un lavoro nuovo ben pagato nell'accademia d'arte di Reykjavik. Essendo straniera in Islanda tutti immaginavano che sarei andata via. Ma avevo appena trovato un lavoro che mi interessava e avevo li una terapista che mi stava aiutando e dunque ho deciso di rimanere, dove ero. Ho trovato una cantina di 15 metri quadrati e li sono andata a vivere vicino al posto in cui lavoravo. E' impossibile dire quando inizi e finisca un percorso. E forse mi piacerebbe affermare che ce ne sono tanti di percorsi che seguono dei cicli non tanto regolati dalle scadenze temporali quanto da quei momenti ai quali nel cammino di un idea tu hai dato un nome. Delle fasi nella vita di ogni donna che si percorrono. Forse posso parlare dell’ inizio del mio percorso quando per la prima volta ho incontrato una donna più grande di me che per la prima volta mi ha vista e sentita nella mia interezza. Con lei mi sentivo viva e visibile, fu lei la prima a dirmi che forse avevo bisogno di aiuto psicologico. Dopo 3 crisi giunte apparentemente improvvise e dopo anni di ricerca per una terapeuta in grado di aiutarmi ho deciso di rivolgermi ad un centro per donne a rejkiavik. Le parole spesso tradivano i miei sentimenti o li cacciavano ma nei miei sogni e nei miei disegni pian piano ho iniziato a comunicare con parti di me delle quali non ero cosciente. Ho illustrato parte di questo percorso in tavole disegnate in cui facevo un viaggio verso un isola in cui arrivavano una dopo l'altra le mie risorse e le mie paure. Se il processo e' durato anni il percorso disegnato mi ha vista impegnata sui fogli da disegno per 3 intense settimane. Non e' mai così lineare quando si sente come quando si racconta ciò che e' avvenuto. Ne si può con certezza o esattezza dire a parole ciò che avviene quando si sente con tutto il proprio essere. So solo raccontare che mesi dopo la fine del mio racconto illustrato ( che per inciso ho fatto vedere a poche persone e rimane nel mio cassetto come tanti altri lavori) una sera dopo la mia separazione ero a considerare le cose che avevo perso e al mare di deserto che sentivo dentro e attorno a me, ma lo stesso in quel triste deserto solitario sentivo che dentro me esistevano e si manifestavano come delle piccole lucine. Come se nonostante tutto il caos e la distruzione appena avvenuta ci fosse motivo e spazio di gioia ,di vita e di speranza. Gli ultimi due anni a Reykjavik sono stati anni duri quanto meravigliosi, in cui ho raccolto tante esperienze che sono ancora la mia fonte di speranza. La mia terapista ha interrotto il nostro rapporto perchè le sue conoscenze e il genere di aiuto finivano li, e quindi quello che per me, superata la sopravvivenza, stava per significare l' inizio di un percorso per conoscere me stessa e sfruttare le mie qualità si e' un po' interrotto. Lo stesso sono andata avanti. Ho anche incontrato un uomo della mia età di cui mi sono innamorata. E' strano ritrovarsi a 35 anni e pensare che si nonostante tutte le storie avute per me l' amore sentito come puro, pulito e vero e' giunto solo allora. La storia non e' potuta continuare perchè lui non sentiva di volere una relazione con nessuno. Dopo avere illustrato il mio lutto per questa storia e aver fatto una mostra di disegni ho deciso di lasciare l' Islanda con l' idea di volere continuare a studiare illustrazione. Sono tornata a casa dei miei in Sicilia dove al mio arrivo ho trovato ad affrontare una nuova lotta e una nuova avventura: Mia sorella era in un ospedale psichiatrico nel reparto di emergenza. Il tempo passa e adesso sono due anni dopo il mio arrivo,non sono riuscita a trovare un lavoro qui e vivere a casa dei genitori sebbene tanti fattori l'abbiano resa un esperienza piacevole e' anche diventata come può ben immaginarsi una situazione difficile da vivere, e dunque ho in mente un altra partenza anche se vorrei rimanere in Italia. Mi sono resa conto che devo ricominciare su molti piani, sicuramente quello del lavoro e quello affettivo. Ho capito che avevo ancora bisogno di una terapista e da tre settimane seguo una psicoterapeuta che spero mi aiuti a fare chiarezza e a capire e a superare questo momento che vivo con una grande paura. Dico ciò e lo ammetto perchè penso di essere all' inizio di un nuovo percorso, se da ottobre ad ora ero nella stanza chiusa ora inizio a ritessere la tela o perlomeno a trovare di fare una matassa del filo ingarbugliato per farlo. Ad ogni modo ti ringrazio ancora per avere creato delle pagine di speranza e condivisione ed anche se hai avuto la forza di leggermi fin qui di avermi seguita in una lettera scritta perchè era arrivato il momento di farlo.

 Ad Adele che vive nel mio immaginario come una persona fiorita e florida che ha sicuramente avuto mille esperienze ricche di gioie e dolori e di tutto un po' Ad Adele che 'e una donna che ha creduto nell' importanza di creare uno spazio tanto grande quanto minuzioso.

 grazie Adele!

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