L'ultimo periodo della sua vita, Rosina, l'ha passato chiusa su se stessa, con lo sguardo chiaro sempre più spento e lontana: piena di paure per malattie e disturbi che si sentiva addosso. Sempre più depressa, passava le sue giornate seduta sulla poltrona con le mani nodose incrociate sulla vestaglietta scura e la testa abbassata. Quando le chiedevo: “Nonna, come stai, come va ?“ lei mi rispondeva con lo sguardo perso e sempre più triste: ”Male, senza alcun miglioramento”. Dopo tutta una vita dedicata agli altri, fin da piccola e poi durante la guerra con i propri figli piccoli e una famiglia numerosa da seguire, sempre in mezzo a grosse difficoltà per le quali spesso la sentivo invocare 'LA DIVINA PROVVIDENZA', ora, nel periodo in cui avrebbe potuto serenamente godere l'affetto e la vicinanza dei figli e dei numerosi nipoti, non le era possibile farlo. Si è spenta nella sua casa ad ottantatre anni, seguita con amore dalla zia Toni che abitava in casa con lei.
La sera prima, come se tutti avessimo sentito il suo richiamo, ci siamo trovati intorno a lei, figlie e nipoti, per quello che sarebbe stato il nostro ultimo saluto. Il mattino presto se ne è andata senza fare alcun rumore come sempre.

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