ritorna ai tesori nascosti

“Io abito la possibilità, una casa più bella della prosa
Con tante finestre in più e porte migliori
Ha stanze come cedri dove lo sguardo non può penetrare
E per tetto sterminato
La volta del cielo
La frequenta la gente più amabile
Così vi passo il tempo
Spalanco le mie piccole mani
Per colmarle di paradiso.“

 

Dal suo piccolo angolo di mondo, accanto alla sua finestra c'è un pino, ci sono querce e abeti, vede il prato che reclina verso il ruscello.
Poco lontano una strada polverosa dove passa, ad intervalli regolari, la diligenza a quattro cavalli, dipinta di giallo, diretta a Boston.
Qui, ad Amherst, piccolo villaggio della Nuova Inghilterra, nella casa del nonno, abita Emily con i suoi: il padre, persona austera, rigida e severa, ma molto amato. “Sempre integro, duro come il ferro, ma limpido come l'acqua“.
Pur non amando cucinare è, per lui e solo per lui, che Emily prepara torte in cucina.
Muore lontano da casa e lei ne ha un dolore immenso.

La madre, donna timida e gentile che vive all'ombra del marito: “…non ho mai avuto una madre. Suppongo che madre sia colei da cui si corre quando si ha una pena.“ Così scrive ad un' amica.
Dopo la morte del marito la madre si ammala gravemente e, durante la lunga malattia, è lei che la segue e la cura con premura e dedizione.
Quando anche la madre muore Emily scrive: “Noi figlioli non avemmo mai intimità con la mamma, ma le miniere dello stesso suolo si incontrano, quando si scava: e divenuta lei, la nostra figliola, venne l' amore “.

Lavinia, sorella a cui è legata da profondo affetto: “Senza di lei la vita sarebbe paura e senza la sua voce incitante, una viltà il paradiso“.
E' grazie a Lavinia che buona parte delle lettere e delle poesie di Emily sono state pubblicate.
Austin, fratello molto amato, laureato in legge, svolge la sua attività ad Amherst. Lascia la famiglia e abita in una casa a poca distanza da quella dei suoi, solo il giardino le divideva.
Giovanissimo si sposa con Susan, grande amica della sorella.

Emily si muove nelle grandi stanze e attraversando la cucina soleggiata arriva in giardino dove passa molto del suo tempo tra i fiori, che ama poi regalare ai pochi amici, scelti con cura, che frequentano la casa.
Non c'è una domestica che aiuta la famiglia e le donne di casa accendono il fuoco, puliscono e riempiono i lumi, pompano l'acqua dal pozzo, fanno il pane, cucinano e cuciono i vestiti.
Emily scrive sempre, su piccoli fogli che porta con sé, mentre screma il latte nella rimessa silenziosa, o sull'involucro del cioccolato mentre prepara una torta in cucina e, con le mani ancora sporche di farina, continua il pensiero appena abbozzato nella rimessa. Poi riunisce il tutto in quaderni che chiude nel cassetto in camera sua.
Lei, ragazzina, si piace e si compiace, ad un amichetta scrive: “Sto proprio diventando bella e presto mi aspetto di diventare la bella di Amherest. Quando avrò 17 anni non dubito che avrò, allora, un corteo di ammiratori. Come mi divertirò a farli sospirare!“.
Non ci sono molti ritratti suoi, una persona a lei vicina la descrive come non bella, ma con molte bellezze, i capelli di un biondo tizianesco, gli occhi color castano chiaro, la carnagione delicata. Sono i suoi occhi a colpire. Di lei un cugino dice che è diversa ed ha più fascino di qualsiasi altra persona da lui conosciuta.
Emily così si descrive: “ Sono piccola come lo scricciolo, ho i capelli ribelli come il riccio della castagna e gli occhi come scherry che l'ospite lascia nel bicchiere.

Sono anni felici, per lei, questi, ed il suo è un atteggiamento gioioso e pieno d'incanto e di interesse per tutto ciò che la circonda. Frequenta gente, si diverte nei boschi montando a cavallo, si veste alla moda , è molto socievole e piena di vita.

Sono più miti le mattine
E più scure diventano le noci
E le bacche hanno un viso più rotondo
La rosa non è più nelle città
L'acero indossa una sciarpa più gaia
E la campagna una gonna scarlatta
Ed anch'io per non essere antiquata
Mi metterò un gioiello.

Poi, a poco a poco,i primi segni del cambiamento: comincia ad isolarsi. E'incapace di conformarsi alle regole della società del tempo e non riesce ad accettare le rigide restrizione che la religione impone. Diventa pensosa.

Alcuni osservano il Dì di festa andando in Chiesa -
Io lo osservo, stando a Casa -
Con un Bobolink per Corista -
E un Frutteto, a mo' di Cupola -

Alcuni osservano il Dì di festa in Cotta -
Io, indosso soltanto le mie Ali -
E invece di suonare le Campane, per la Funzione,
Il nostro piccolo Sagrestano - canta.

Dio predica, è un celebre Pastore -
E il sermone non è mai lungo,
Così invece di arrivare al Cielo, alla fine -
Ci vado, per tutto il tempo.

Una vita interiore molto tormentata, la sua, sconvolta da sentimenti violenti che la portano ad avere forti squilibri emotivi ed un collasso nervoso, e lei, si chiude sempre più in se stessa.

Non sappiamo di andare quando andiamo
Noi scherziamo nel chiudere la porta
Dietro, il destino, mette il catenaccio
E non entriamo più.

Emily non cerca la solitudine per scrivere, ma il suo isolamento rende sicuramente più intensa la sua poesia.

Sarei più sola senza la mia solitudine“.

“Ciascuno il suo difficile ideale
deve raggiungere da sé
con l'eroismo solitario
di una vita silente"

Lei vive "altrove", nel suo mondo interiore ampie stanze in cui muoversi sicura, lucida e attenta nel cogliere ogni sfumatura dell'anima, nel dar voce e spazio ad ogni ombra e luce improvvisa del suo sentire. Nel silenzio, pieno di voci, in cui vive isolata dal resto del mondo, la sua vita si dilata e conosce spazi immensi ai più sconosciuti. E' il suo paesaggio interiore così denso e rarefatto, unico e particolare, che Emily porta alla luce con le sue poesie. Come scrive la sua biografa, Bulgheroni: “La poesia è l'immortalità di ogni giorno“.
Ogni giorno, Emily, con i suoi versi si guadagna l'immortalità. Impegnando la mente e il cuore, vince la vita, la afferra, la tocca e la esprime.

"Ad Amherest, ai funerali di quella rara e strana creatura - il volto di Emily Dickinson era una meravigliosa restaurazione di gioventù - ha cinquantasei anni, e sembra che ne abbia trenta - nessun capello bianco, nessuna ruga - e una pace perfetta sulla bella fronte."

E' il 15 maggio del 1886.

Non è che il Morire ci faccia così male -
È il Vivere - che ci fa più male -
Ma il Morire - è un modo diverso -
Una specie dietro la Porta -

L'Abitudine al Sud - dell'Uccello -
Che prima che il Gelo sia arrivato -
Preferisce una Latitudine migliore -
Noi - siamo gli Uccelli - che restano.

Tremanti giriamo intorno alle porte del Contadino -
Per la cui riluttante Briciola -
Mercanteggiamo - finché la pietosa Neve
Persuade le nostre Piume verso Casa

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