E' una donna forte, determinata e indipendente, capace di gestire la sua vita e il suo lavoro di artista, seguendo sempre e solo le sue passioni, incoraggiata in questo dalla madre, fin da piccola.
Sembra un disegno a carboncino: viso definito senza un'ombra di trucco, sguardo diretto, capelli neri raccolti sulla nuca, abiti scuri dalle linee diritte, predilige il nero, eccentrici copricapo, perchè a lei 'piace così'.
I colori sono dentro di lei, nella natura in cui vive, tenui, forti, avvolgenti, sono sulle sue tele con tutta l'intensità con cui catturano e accolgono chi le guarda.
Lei voleva fare l'artista fin da piccola, se lo sentiva dentro ed ha iniziato a frequentare scuole che potessero prepararla a questo, ma col passare degli anni sente forte in lei il bisogno di liberarsi da tutti gli insegnamenti ricevuti, e scrive:
"Nell'autunno del 1915 ebbi per la prima volta l'idea che tutto ciò che mi era stato insegnato aveva poco valore per me, eccetto che per l'uso dei materiali... Ma cosa dire con essi? Mi avevano insegnato a lavorare come gli altri e, dopo aver attentamente riflettuto, decisi che non avrei passato la mia vita a fare ciò che era già stato fatto. Appesi alla parete tutto il lavoro che andavo facendo da molti mesi. Poi mi sedetti e lo guardai. Potevo vedere come ciascun dipinto o disegno era stato fatto assecondando un insegnante o l'altro, e mi dissi 'ho cose nella mia testa che non assomigliano a niente di ciò che mi è stato insegnato - forme e idee così vicine a me, così naturali al mio modo di pensare e di essere che non mi è mai venuto in mente di eternarle'. Decisi di cominciare da capo, di accettare come vero il mio modo di pensare. Questo fu uno dei momenti migliori della mia vita. Non c'era nessuno a guardare cosa stavo facendo, nessuno interessato, nessuno che esprimesse opinioni di qualche tipo. Ero sola e singolarmente libera, lavoravo su ciò che mi apparteneva, sconosciuta, nessuno da soddisfare tranne che me stessa."
Vuole dipingere solo quello che sente nella sua testa.
Ha un rapporto molto intenso con la natura e non potrebbe essere divesamente, è nata in una fattoria dello Wisconsin seconda di sette figli, spazi aperti intorno a lei senza limiti e il contatto con la natura sarà per lei sempre fondamentale, intenso e intimo.
Ha vent'anni quando incontra Alfred Stieglitz uno dei fotografi più interessanti del periodo e la sua galleria, la 291, è il simbolo di liberazione della nuova arte, lui farà di tutto per far conoscere questa donna da cui è stato particolarmente colpito.
I due si sposano e rimangono insieme per più di vent'anni, lui ha il doppio dei suoi anni.
Vivono per molti mesi all'anno in campagna e Georgia lavora in un vecchio capanno sotto gli alberi, gira tra i boschi, nel silenzio e diventa 'la pittrice dei fiori'.
E'riuscita a dipingere ogni minimo particolare di ogni singolo fiore così che davanti ad un suo quadro ci sentiamo dentro la corolla, dentro ogni singolo petalo mischiati nelle sfumamature del colori più tenui o più accesi.
In una sua lettera scrive:
"Nessuno vede i fiori, realmente, sono troppo piccoli, non abbiamo tempo, e per vedere occorre tempo... Così mi sono detta, dipingerò quello che vedo, quello che il fiore è per me, ma lo dipingerò in grande e loro si sorprenderanno a perdere il loro tempo guardandoli, riuscirò a far sì che perfino gli indaffarati newyorkesi si soffermino a vedere quello che io vedo dei fiori... Tutti noi abbiamo a che fare con i fiori. Allunghiamo le mani per toccarli, ci chiniamo per odorarli o li doniamo a qualcuno per fargli piacere. Ma di rado ci concediamo il tempo di osservarli davvero. Ho dipinto ciascun fiore come appare a me, e l' ho dipinto grande in modo che anche gli altri vedessero ciò che vedo io».
Diventa famosa questa pittrice particolare e più viene apprezzato il suo lavoro più si incrina il rapporto con Stieglitz che
si allontana sempre più da lei ed inizia una storia nuova con un'altra giovane donna.
Per Georgia è la fine, si lascia scivolare sempre di più in una depressione fortissima che non le lascia spazio, rimane in ospedale per molto tempo e non riesce a riprendersi.
Ma non le succede come ad altre donne compagne di grandi artisti, penso a Dora Marr, compagna di Picasso che passa molti anni in una clinica psichiatrica subendo molti elettroschok e finisce poi la sua vita in un ricovero in cui è ospitata e dove nessuno sa chi sia.
Lei lascia tutto e si ritira nel New Mexico che diventa il suo rifugio dal resto del mondo e continua il suo lavoro tra i colori infuocati, lì "dove c'era solo nutrimento di bellezza per l'anima", scolpita dal sole del deserto, alla ricerca delle ossa di animali sbiancate dal sole accecante con forme meravigliose da far rivivere sulle sue tele.
Passa le sue giornate in intima comunione con la natura.
"La solitaria del deserto", viene chiamata, e nel deserto vivrà molto a lungo, vecchissima, fino alla fine dei suoi giorni.
Negli ultimi mesi di vita aveva detto: "Quando penso alla morte l'unica cosa che mi dispiace è l'idea di non vedere più la bellezza di questo paesaggio tutt'intorno. A meno che non abbiano ragione gli indiani e, il mio spirito, allora, tornerà a passeggiare qui anche dopo che me ne sarò andata».
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