“Il passato, tu devi stare lì e guardarlo in faccia. O almeno provarci. E se non lo fai, se non hai almeno un minimo di dialogo col passato, non puoi capire il senso del presente. Tanto meno del futuro.”
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Seduta sul dondolo in veranda guarda il sentiero che si snoda nel prato circondato da alberi, poi alza il viso, 'le donne della casa lo sapevano' che lei avrebbe scritto di loro, che lei l'avrebbe guardato in faccia e avrebbe dialogato col passato e sarebbe riuscita a farlo ricordare agli altri attraverso la scrittura che per lei è 'un atto di memoria'. Perchè, per la Morrison, scrittrice afroamericana, sia per i bianchi che per gli afroamericani, è vitale “tornare a quella parte della propria storia che troppi hanno rimosso, dimenticato, lasciato inspiegata, ignorato”. Questo va fatto senza paura anche se ci spalanca porte davanti a violenze, atrocità, tragedie che sgomentano. Lei entra e ci fa entrare a toccare con mano la sofferenza, il vuoto interiore di chi non ha voce. Sono soprattutto storie di donne le sue, protagoniste silenziose di secoli di oppressione: bambine, giovani, vecchie, doppiamente schiavizzate, dal razzismo e dal maschilismo, che prendono vita dai racconti ascoltati in famiglia, a Lorain, nell'Ohio, dove i suoi si sono stabiliti per sfuggire al razzismo, abbanbonando la terra originaria nel Sud dove lei nasce nel 1931.
Qui, tra gente diversa, neri, messicani, immigrati europei, uniti dall'estrema povertà e tutti alla ricerca di un lavoro che permettesse loro di avere una vita migliore e nuove possibilità di esistenza, la Morrison inizia a frequentare una scuola multietnica.
Ama leggere, in particolar modo Tolstoj e Dostoevskij insieme a Flaubert e Jane Austen.
Continua gli studi e nel 1951 si laurea in letteratura alla Howard University, storica università nera aperta a tutti, diventando poi insengante di Inglese alla Texas Southern University di Houston.
E' qui che si impegna per fare della cultura nera una vera disciplina, siamo nel 1957, periodo in cui il movimento per i diritti civili cominciava a prendere forza e a diffondersi in molti Stati degli Stati Uniti d'America.
La Morrison da voce al non detto con scrittura appassionata, forte, ricca di immagini, metafore, simboli, ironia ed anche esagerazioni, con la grande capacità di dosare alla perfezione il dolore e la gioia, il pianto e il riso, il coraggio e la paura.
Entra tutto nelle sue pagine e su tutto si sofferma: sugli eventi magici e sulle manifestazioni soprannaturali, patrimonio ricco e variegato della cultura popolare e della tradizione africana, la sua, piena, anche, di magie e di incanti.
Pubblica il suo primo libro a quarant'anni questa fiera signora, che ora, di anni ne ha ottantadue. Elegante, colorata, dallo sguardo intenso e profondo racchiude dentro di sè tutta l'armonia, il dolore e la forza della sua terra originaria.
Solo dopo la pubblicazione di sette libri riceve il Premio Nobel della letteratura nel 1993, la prima afroamericana, che ha avuto il merito, secondo le motivazioni dell' Accademia, di aver “reso nelle sue descrizioni l’universo reale o immaginario del popolo nero americano... di aver restituito pezzo per pezzo agli afro-americani la loro storia”.
Leggerla non è semplice, la lettura delle sue storie dà dolore, tanto dolore, ma come la stessa Morrison fa dire ad uno dei suoi personaggi: ”più fa male, meglio è, se non fa male, non può guarire.” Tra i suoi libri ricordo: |