Louise Bourgeois

Per me creare è un modo per sopravvivere.
La violenza non si dimentica, bisogna ricrearla per sbarazzarsene
.

"L'artista è un lupo solitario. Ulula tutto solo. Il che però non è così terribile, perché lui ha il privilegio di essere in contatto con il proprio inconscio. Sa dare alle sue emozioni una forma, uno stile. Fare arte non è una terapia, è un atto di sopravvivenza. Una garanzia di salute mentale. la certezza che non ti farai del male e che non ucciderai qualcuno".

Louise nasce a Parigi nel 1911.

"Ho sempre sentito di dover fare un grande sforzo per farmi perdonare il fatto di essere femmina".
Prima di lei due sorelle, poi, dopo di lei, finalmente il maschio.
La sua famiglia ripara antichi arazzi: " io avevo il compito di riparare i piedini che si consumavano prima, poi dovevo anche tagliare i genitali dei cupido che gli acquirenti americani, puritani, non volevano vedere in salotto. Mia madre, che era una donna puritana, li tagliava e li metteva tutti insieme in un cesto: un cesto di piccoli peni. Io cucivo al loro posto dei fiori."

Louise non aveva ancora tre anni quando il padre si arruolò e, poco dopo, fu ferito. Per mesi fu trascinata dalla madre nei diversi ospedali in cerca del padre, ricoverato chissà dove. In questa ricerca assiste ogni giorno al dolore e alla sofferenza nelle corsie: quello stesso dolore lo ritroveremo, poi, nelle sue sculture.
Lei, bambina, vive l'assenza del padre come un abbandono. Alla fine della guerra il padre tornerà a casa, ma completamente cambiato nel suo modo di vivere.

Con il padre prepotente ha un rapporto molto tormentato.

"Mio padre provocava in me una continua perdita di autostima".
Louise in una conversazione fatta con la regista di un documentario sulla sua vita racconta un episodio della sua infanzia in cui suo padre intagliò la buccia di un mandarino e la staccò dal frutto, in modo da creare un pupazzetto con un pene eretto. Per poi rivolgersi ai commensali: "Mi dispiace che mia figlia non possa esibire una simile bellezza. Lei, è ovvio, lì non ha granché".
Dopo il racconto Louise siede immobile e a stento trattiene le lacrime: "A distanza di tanti anni, l'episodio è ancora così vivo nei miei ricordi. Come fosse successo ieri. Cosa possono fare i bambini, la notte, se non piangere, piangere? Anche se è inutile: i genitori arrivano con uno specchio e dicono 'guarda come sei brutta quando piangi' ".

Da piccola, il padre la portava con sé al bordello lasciandola fuori ad aspettare, aveva molte amanti ed una, l'insegnante di inglese dei figli viveva in famiglia.
"Per dieci anni ho visto lo sguardo muto di mia madre , ho odiato mio padre per quella sua violenza inaudita su di noi. La famiglia può essere disseminata di ghigliottine".
Una sua scultura degli anni '90 raffigura una casa della sua infanzia, ingabbiata e sovrastata da un'imponenete ghigliottina

"A farmi lavorare è la rabbia - dice oggi Louise - e la memoria mi aiuta a capire perchè mi sento come mi sento e faccio quello che faccio. bisogna essere accurati nei ricordi. L'obiettivo è rintracciare la fonte della propria ansia. In questo consiste la psicoanalisi e a questo mi serve la scultura."

Con la madre ha un rapporto molto intenso .

" Mia madre sedeva al sole per ore ad aggiustare arazzi. Le piaceva davvero. Questo senso di riparazione è profondamente radicato dentro di me. Lei era la mia migliore amica. Come un ragno, mia madre era una tessitrice. Come i ragni, mia madre era molto brava. Lei era intelligente, paziente, opportuna, utile e ragionevole. Era indispensabile come un ragno."
Louise chiamerà Maman il suo monumentale ragno, il primo di una produzione che la renderà famosa nel mondo. Il rapporto con la madre è così intenso che quando la madre muore Louise tenta il suicidio gettandosi in un fiume.

Nel 1938 sposa lo storico d'arte Robert Goldwater e con lui si trasferisce a New York, dove vive, ed è in America che comincia la sua carriera artistica vera e propria, debuttando con la prima mostra nel '49.
Nel '51, suo padre muore e Louise entra in depressione, passa le giornate a letto e per un decennio non fa più una mostra. Riprende solo negli Anni '60.

Nel '73 muore il marito.

Louise trasforma il suo salotto in studio e apre la sua casa a giovani creativi anche più giovani di lei, è un periodo ricco di scambi e di nuove possibilità.
Alcuni anni dopo, finalmente, i grandi musei cominciano ad interrassarsi a lei. Più tardi, nel 1982, fu la prima artista donna a cui fu dedicata una retrospettiva al Museum of Modern Art di New York. Quella esposizione rivelò una grande scultrice che lavorava con i più vari materiali: dal marmo, al bronzo, al lattex e alla stoffa. Da allora le sue opere sono incluse in importanti mostre, biennali e collezioni in tutto il mondo.

Quella di Louise è un' arte autobiografica: " il mio lavoro è l'opera di ricostruzione di me stessa e trova origine nella mia infanzia... la memoria e i cinque sensi sono strumenti di cui mi servo.Il mio lavoro riguarda la fragilità del vivere e la difficoltà di amare ed essere amati... Utilizzo un linguaggio simbolico per esprimermi. Bisogna impregnare la materia di sentimenti. Il mio bisogno di utilizzare materiali soffici e stoffe, di far ricorso al cucito e alla bendatura dice la paura della separazione e dell'abbandono Le emozioni sono proiettate all'esterno, in una forma e in uno spazio. L'inconscio è portato alla coscienza attraverso l'arte".

La sua creatività è un modo per " esorcizzare i demoni che la inseguono fin dall'infanzia... una volta terminata la scultura sento che ha eliminato l'ansia che provavo. Gli artisti progrediscono così: non è che migliorino, è solo che ogni volta sono capaci di resistere meglio ai loro propri assalti. L' unica vera arte che ho praticato tutta la vita è stata l'arte di combattere la depressione, la dipendenza emotiva... quello che mi interessa è la conquista della paura. Nascondersi, confrontarsi, esorcizzare, vergognarsi, tremare e alla fine avere paura della paura stessa. Questo è il mio tema. Questo credo è il tema."

Quella di Louise Bourgeois è una vita lunghissima, oggi all'età di 97 anni, la domenica, ma non sempre, accoglie i giovani artisti che vanno a renderle omaggio e a mostrarle i loro lavori. Io l'ho conosciuta solo ora: ho appena finito di leggere "Malamore" di Concita De Gregorio e ho potuto così incontrare questa scultrice forte e fragile insieme.
Dopo la lettura mi è venuta voglia di approfondire la conoscenza di questa artista davvero particolare ed unica che per necessità vitale, attraverso le sue opere, ha fatto un cammino a ritroso nei paesaggi dell'infanzia, aprendo le porte delle stanze in cui sono chiusi i ricordi più dolorosi.
Ricordi che, a distanza di anni, ancora provocano in lei le stesse forti emozioni e in me, che per la prima volta mi trovo davanti alle sue opere gigantesche, una profonda inquietudine; forse perchè le storie che ci ha raccontato con le sue scultore sono storie conosciute e chiuse dentro di noi.

Del libro "Distruzione del padre Ricostruzione del padre" di Louise Bourgeois ho scritto alcune note alla pagina "I MIEI SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI".

Su You Tube trovate un breve recente documentario-intervista a Louise Bourgeois

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